ROMA – È scomparso all’età di 85 anni, Luca Maria Patella, artista poliedrico celebre a livello internazionale, grande sperimentatore di linguaggi, dalla fotografia al cinema, dalla scultura alla poesia visiva, fino alla performance.
Nato il 30 gennaio 1938 a Roma, Patella è stato un grande protagonista fin dagli anni ’50, attraversando decenni e movimenti artistici che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea.
Le sue creazioni pionieristiche e suggestive sono entrate nell’immaginario collettivo. Tra le sue realizzazioni più innovative si annoverano gli “ambienti proiettivi animati”, i “vasi fisiognomici”, assieme a molte altre opere.
Nel suo libro “Luca Maria Patella disvelato” (Quodlibet Studio, 2020), Elio Grazioli ha scritto: “Artista singolare e inesauribile, Luca Maria Patella ha sempre sfuggito a ogni tentativo di definizione: per descrivere la sua opera, spesso si sono usate etichette come ‘sperimentale’ o ‘interdisciplinare’, ma queste parole riflettono più un disagio che una comprensione profonda“.
Il dialogo tra arte e scienza
La formazione di Patella, con suo padre Luigi, astronomo e inventore, e con la laurea in chimica strutturale, lo ha spinto ad essere un pioniere nel terreno delle arti visive. Ha realizzando produzioni e invenzioni originali, come la “proiezione sferica non anamorfica” e le “dissolvenze variabili”, o come gli “ambienti sonori interattivi”, i “muri parlanti” e gli “alberi parlanti” del 1970.
La sperimentazione e le opere di Luca Maria Patella
Patella ha fatto parte del gruppo Galleria L’Attico di Roma negli anni Sessanta, con opere come “Ambiente proiettivo animato” (1966-68) e film come “Terra animata” (1967) e “SKMP2″ (1968).
Successivamente, ha dato vita ad articolate installazioni, sperimentazioni fotografiche, grandi tele fotografiche come le “Immagini strutturali Senza Peso” o “Terre Animate”, fino a esperienze virtuali e digitali.
Tra le sue più imponenti installazioni degli anni ’80 e ’90 spicca “Mysterium Coniunctionis” (1982-’84), 17 opere di grande formato, esposte in nove musei europei di primo piano. Le sue creazioni hanno avuto spazio in ben sei edizioni della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, tra il 1966 e il 1993.
Oggi le sue opere sono conservate in diverse prestigiose collezioni, tra cui lo Stedelijk Museum di Amsterdam, il Museum of Modern Art di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi e il Mart di Rovereto.
Nel 2000, a Bruxelles, ha inaugurato una “Magrittefontaine” (Fontana Fisiognomica) in Place de Ninove. Questa installazione, un omaggio all’artista surrealista realizzata in “pierre bleue”, rappresenta il profilo di Rene Magritte.