Nel corso di un pontificato segnato dall’impegno sociale e dal dialogo interreligioso, Papa Francesco ha riconosciuto negli artisti dei testimoni spirituali del nostro tempo. Dal carcere alla Cappella Sistina, l’arte ha avuto per lui un ruolo attivo nella missione della Chiesa
ROMA – Si è spento questa mattina, lunedì 21 aprile 2025, Papa Francesco. Aveva 88 anni. L’annuncio è arrivato dai canali ufficiali della Santa Sede nelle prime ore del giorno. Il pontefice, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires, era apparso per l’ultima volta solo ieri, affacciandosi da piazza San Pietro per la benedizione pasquale Urbi et Orbi. Una delle sue ultime immagini pubbliche lo ritrae fragile ma presente, fedele fino alla fine a quella dimensione di prossimità che ha segnato il suo pontificato.
Negli ultimi mesi, le sue condizioni di salute avevano suscitato crescente apprensione. Ricoverato al Policlinico Gemelli lo scorso febbraio per una polmonite, Bergoglio aveva affrontato una lunga serie di ricadute, fino al peggioramento improvviso che ha reso necessario un nuovo ricovero nei giorni scorsi. Era tornato poi a Santa Marta, sua abituale residenza, dove ha trascorso le ultime ore.
A rendere nota la notizia della morte è stato il cardinale Kevin Farrell, mentre nel messaggio ufficiale del Vaticano si legge che “la sua vita è stata un dono al servizio del Signore e della Chiesa”, richiamando l’insegnamento evangelico che ha orientato il suo cammino, con particolare attenzione agli esclusi, ai poveri, a coloro che vivono nelle periferie del mondo.
Il dialogo con il mondo dell’arte: la bellezza come responsabilità
Nell’arco del suo pontificato – iniziato nel 2013 – Francesco ha saputo stringere un dialogo inedito con il mondo dell’arte, rifuggendo dalle consuetudini formali per aprirsi invece a una visione estetica come spazio di domande, urgenze, testimonianze. Il suo interesse per la contemporaneità non è mai stato strategico o ornamentale: l’arte, per lui, non era uno strumento per comunicare meglio, ma un campo vivo dove si misurano l’umano, il dolore, il mistero.
Nel volume La mia idea di arte, pubblicato nel 2017, si legge chiaramente questa postura: la bellezza non come fuga, ma come responsabilità. L’arte, se autentica, è chiamata a farsi prossima alle contraddizioni del tempo presente, dando voce a chi non ce l’ha, illuminando ciò che resta ai margini.
Dalla Cappella Sistina alla Biennale di Venezia
Nel giugno 2023, nel contesto delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Collezione d’Arte Moderna dei Musei Vaticani, Francesco ha invitato oltre duecento artisti nella Cappella Sistina. Scrittori, pittori, registi, musicisti: una comunità eterogenea, convocata non per celebrare la bellezza, ma per riflettere sul suo senso oggi. In quell’occasione, il Papa li ha definiti “sentinelle della trascendenza”, capaci di aprire varchi nel linguaggio della fede e nella comprensione del mondo.
Un anno dopo, nel 2024, è stato il primo Papa a visitare la Biennale d’Arte di Venezia. La scelta del Padiglione della Santa Sede, allestito all’interno della Casa di reclusione femminile della Giudecca, proponeva una riflessione sui diritti e la dignità umana attraverso le opere di otto artisti, tra cui Maurizio Cattelan e Sonia Gomes. In quella cornice Francesco ha espresso il timore che il mercato possa svuotare l’arte del suo potenziale etico, auspicando un’arte capace di restituire spazio alla voce delle donne e di generare nuove possibilità di incontro.
La speranza come materia dell’arte
All’interno del Giubileo 2025, Francesco ha voluto che l’arte contemporanea avesse un ruolo attivo. Dalla grande installazione di Marinella Senatore nel carcere di Rebibbia fino al progetto Conciliazione 5, nuovo spazio espositivo dedicato all’arte sociale curato da Cristiana Perrella, molte delle iniziative artistiche sostenute dalla Santa Sede in questi mesi riflettono una precisa idea: l’arte non redime, ma accompagna; non consola, ma interroga.
Per il Papa, la speranza non era uno slogan, ma una sfida creativa. «La speranza è un’esperienza antropologica globale», ha dichiarato in uno dei suoi ultimi discorsi dedicati al Giubileo degli Artisti. Ed è proprio in questo orizzonte che si inserisce il suo sguardo sull’arte: come luogo di visione e di confronto, in cui l’estetica diventa pratica di libertà e possibilità.
L’eredità culturale di Papa Francesco
La morte di Papa Francesco segna la fine di un pontificato che ha dato all’arte contemporanea un ruolo di primo piano all’interno della riflessione spirituale e sociale della Chiesa. Il lascito di Francesco si misura anche nella convinzione che l’arte sia un territorio essenziale per comprendere l’umano e immaginare il possibile.
“Con Papa Francesco – afferma il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli – scompare una figura eminente di autorità morale e di impegno civile che ha saputo incarnare con umiltà i valori della fede. Il suo pontificato pastorale è stato un faro per milioni di persone nel mondo, con il suo instancabile impegno per la pace, per il dialogo tra le culture e per la protezione dei piu’ deboli. Con parole e gesti, ha posto il messaggio evangelico al servizio della rigenerazione della Chiesa, invitando i cristiani a riscoprire il valore dell’incontro e della fraternità. Il mondo della cultura italiana gli è grato, tra l’altro, per l’appello alla bellezza come mezzo di elevazione spirituale, per il sostegno alla tutela dell’arte e della memoria storica; la sua voce è stata un veicolo di ispirazione per molti”, conclude.