CASTELVETRANO (TRAPANI) – Fino al 30 maggio 2017 sarà possibile visitare l’esposizione dal titolo “Malophoros cent’anni dopo”, nata dalla raccolta di alcune centinaia di reperti, di cui alcuni mai esposti, recuperati nella necropoli orientale di Selinunte.
La mostra è stata inaugurata il 30 dicembre scorso nell’area museale del Baglio Florio all’interno del parco archeologico di Selinunte.
Ha spiegato il direttore del parco archeologico di Selinunte, Enrico Caruso: “Esponiamo reperti recuperati in campagne di scavo svolte dal 1888 ai nostri giorni, ma quello che rimane tuttora il punto di riferimento per gli studiosi del settore è il volume del 1925 di Ettore Gabrici che dal 1915 al 1923 condusse in quell’area sette campagne di scavo. La mostra offre un quadro generale della storia dei ritrovamenti a partire dalla Lex sacra selinuntina”.
Tra i reperti esposti per la prima volta vi sono quelli recuperati nella campagna di scavi guidata da Caterina Greco negli anni 2014-2015 nell’area dei santuari di Demetra e Zeus che ha permesso di indagare meglio alcuni aspetti legati alla ritualità all’interno del temenos della Malophoros. Caruso ha spiegato ancora che tra questi reperti ci sono anche frammenti di ossa di animali sacrificati per gli dei, “tra cui una testa di cane, animale prezioso per Ecate, divinità dell’oltretomba”.
L’esposizione offre anche la possibilità di ammirare una serie di rare terrecotte con pitture, statuette ex voto, lucerne, ciotole, coppe, piatti, due capitelli, una stele e una cista e oggetti di produzione corinzia del VI sec. a.C.
Ma non è tutto. Infatti il direttore del parco ha annunciato che verrà creata una borsa di studio, finanziata dallo stesso parco archeologico e destinata a studenti di Archeologia che presenteranno tesi di laurea sulla Sicilia occidentale.