La prima curatrice africana della Biennale di Venezia si è spenta a 57 anni, a comunicarlo in una nota la stessa istituzione veneziana
Koyo Kouoh è morta all’età di 57 anni dopo una malattia, lasciando un vuoto profondo nella comunità internazionale dell’arte contemporanea. Era stata nominata a dicembre 2024 curatrice della 61. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, prevista per il 2026: prima donna africana a ricoprire questo ruolo, la sua designazione era stata accolta come un segnale forte di apertura e consapevolezza da parte dell’istituzione veneziana.
La presentazione del titolo e del tema della Biennale era attesa per il 20 maggio. Secondo quanto comunicato da Ca’ Giustinian, Kouoh stava già lavorando da mesi al progetto con “passione, rigore e visione”.
Una figura centrale nella scena curatoriale internazionale
Nata a Douala (Camerun) il 1° gennaio 1967, Koyo Kouoh si era trasferita con la famiglia a Zurigo all’età di tredici anni. Questa doppia appartenenza culturale ha segnato in modo decisivo il suo approccio curatoriale, sempre attento alle prospettive postcoloniali e alla rilettura delle narrazioni dominanti attraverso l’arte africana e diasporica.
Dal 2019 Kouoh era direttrice esecutiva e chief curator dello Zeitz MOCAA (Museum of Contemporary Art Africa) a Città del Capo, dove aveva sviluppato un programma espositivo incentrato su artisti come Otobong Nkanga, Tracey Rose, Abdoulaye Konaté, Senzeni Marasela, Mary Evans e Johannes Phokela. Prima ancora, aveva fondato e diretto RAW Material Company a Dakar, piattaforma dedicata all’arte contemporanea e alla riflessione critica.
Pratiche espositive e impegno editoriale
La sua attività curatoriale si è espressa attraverso mostre che hanno lasciato il segno, a partire da “Body Talk: Feminism, Sexuality and the Body in the Works of Six African Women Artists”, presentata nel 2015 al Wiels di Bruxelles, una riflessione incisiva sulle rappresentazioni del corpo e le pratiche femministe nel contesto africano. Nel 2016 ha curato “Still (the) Barbarians”, Biennale d’Irlanda a Limerick, un progetto che intrecciava colonialismo e mitologie storiche. Due anni dopo, ha partecipato alla 57ª Carnegie International a Pittsburgh con “Dig Where You Stand”, un intervento site-specific condotto all’interno delle collezioni del Carnegie Museum.
Nel suo percorso si inserisce anche il lavoro teorico e curatoriale portato avanti insieme a Rasha Salti con il progetto di ricerca “Saving Bruce Lee: African and Arab Cinema in the Era of Soviet Cultural Diplomacy”, sviluppato tra Mosca e Berlino tra il 2015 e il 2018. Dal 2013 al 2017 ha diretto il programma educativo e artistico della 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra e New York, contribuendo alla definizione di un linguaggio curatoriale profondamente consapevole delle dinamiche diasporiche e transnazionali.
Accanto all’attività espositiva, Kouoh ha costruito un solido corpus di pubblicazioni, tra cui “When We See Us: A Century of Black Figuration in Painting” (2022), edito in occasione della mostra omonima al Zeitz MOCAA, “Shooting Down Babylon”, prima monografia sull’artista sudafricana Tracey Rose, e “Breathing Out of School: Raw Académie” (2021). Tra i suoi volumi più noti vanno inoltre ricordati “Condition Report on Art History in Africa” (2020) e “Condition Report on Building Art Institutions in Africa” (2012), due opere che sintetizzano il suo costante impegno nella costruzione di infrastrutture culturali africane.
Le parole della Biennale e del Ministero della Cultura
“La Biennale di Venezia apprende con sgomento la notizia della improvvisa e prematura scomparsa di Koyo Kouoh”, si legge nella nota ufficiale. Il presidente Pietrangelo Buttafuoco ha ricordato il significato simbolico della sua nomina, definendola rappresentante di un’istituzione che vuole essere “la casa del futuro”.
Anche il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha voluto esprimere il proprio cordoglio:
“La sua nomina era stata salutata con entusiasmo in tutto il mondo. Grandi erano le aspettative per quello che con la sua passione, conoscenza e professionalità avrebbe saputo offrire nell’allestimento di uno dei maggiori eventi per l’arte contemporanea a livello globale”, ha dichiarato, sottolineando la vicinanza del Ministero ai familiari e alla Biennale.