VENEZIA – I premi assegnati in apertura della 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, sotto la presidenza di Pietrangelo Buttafuoco, restituiscono una panoramica chiara delle questioni centrali dell’edizione: dal cambiamento climatico alle disuguaglianze ambientali, fino alle possibilità di una rigenerazione collettiva.
Il Bahrain e la lezione del raffreddamento passivo
Il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale è stato conferito al Padiglione del Regno del Bahrain per il progetto “Canicola”, curato da Andrea Faraguna. L’installazione affronta in modo diretto l’emergenza del calore estremo, proponendo soluzioni di raffreddamento passivo ispirate all’architettura vernacolare: torri del vento, cortili ombreggiati, materiali porosi. Una riflessione tecnica e culturale insieme, che riconosce l’efficacia di pratiche tradizionali reinterpretate alla luce delle attuali condizioni climatiche.
Canal Café: abitare l’acqua a Venezia
Il Leone d’Oro per la miglior partecipazione alla Mostra Collettiva è stato assegnato a “Canal Café”, un progetto corale firmato da Diller Scofidio + Renfro, Natural Systems Utilities, Sodai, Aaron Betsky e Davide Oldani. Presentato all’Arsenale, il lavoro propone nuovi modelli di coesistenza urbana sull’acqua, con l’obiettivo di ripensare gli spazi pubblici in relazione alla morfologia lagunare. Non una soluzione temporanea, ma una proposta a lungo termine, che intreccia sostenibilità, inclusione e funzione.
Imperi e algoritmi: l’analisi di Crawford e Joler
Il Leone d’Argento per una partecipazione promettente è andato a “Calculating Empires: A Genealogy of Technology and Power Since 1500” di Kate Crawford e Vladan Joler, allestito alle Corderie dell’Arsenale. Il progetto indaga visivamente la genealogia dei sistemi di potere tecnologico, mettendo in relazione reti contemporanee, colonialismo e modelli di estrazione. L’installazione si presenta come una mappa complessa e stratificata delle infrastrutture che governano il presente.

La giustizia sociale nei padiglioni del Vaticano e del Regno Unito
Tra le menzioni speciali, spicca quella assegnata al Padiglione della Santa Sede per il progetto “Opera Aperta”, curato da Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti. L’intervento coinvolge una chiesa sconsacrata, riattivata attraverso pratiche di cura collettiva e responsabilità condivisa. Più che una semplice rigenerazione architettonica, si tratta di un esperimento partecipativo che riporta l’attenzione sul valore sociale dello spazio.
Una menzione è stata conferita anche al Regno Unito, con “Geology of Britannic Repair”, progetto curato da Owen Hopkins, Kathryn Yusoff, Kabage Karanja e Stella Mutegi. L’allestimento esplora la relazione tra architettura e geologia, concentrandosi sulle implicazioni estrattive dei materiali da costruzione e sulle fratture ambientali e sociali che ne derivano. Il padiglione propone un approccio critico alla riparazione, intesa come pratica politica e ambientale.
Le altre menzioni
All’interno della Mostra Collettiva, due ulteriori menzioni speciali sono state assegnate a progetti che hanno affrontato il tema della sostenibilità da prospettive differenti. Il primo è “Alternative Urbanism: The Self-Organized Markets of Lagos” di Tosin Oshinowo, un’indagine sui mercati informali e autogestiti dell’Africa occidentale, osservati come sistemi resilienti e adattivi. Il secondo è “Elephant Chapel” di Boonserm Premthada, che sperimenta materiali alternativi come lo sterco di elefante nella costruzione di architetture durature, suggerendo una possibile riconciliazione tra progetto e ambiente.
Leoni d’Oro alla carriera: Haraway e Rota
A conclusione della cerimonia, la Biennale ha assegnato due Leoni d’Oro alla carriera. Il primo è stato conferito alla filosofa Donna Haraway, per il contributo intellettuale nel ridefinire i rapporti tra umano, non umano e tecnologia, in un’ottica post-antropocentrica che ha influenzato anche il discorso architettonico. Il secondo, alla memoria, è stato dedicato all’architetto Italo Rota, scomparso recentemente. Il premio riconosce una carriera costruita nel segno della trasversalità tra arte, design e architettura, con una visione che ha anticipato molte delle istanze contemporanee.