AREZZO – La preziosa pala della Deposizione di Cristo del pittore cinquecentesco Rosso Fiorentino è finalmente tornata a Sansepolcro, dopo un lungo restauro durato oltre due anni, affidato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Le origini del restauro
L’esigenza di un intervento conservativo si è manifestata in occasione della grande mostra Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’ ospitata a Palazzo Strozzi a Firenze nel 2014. In quell’occasione, la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo hanno rilevato la sofferenza della pellicola pittorica, con numerosi sollevamenti diffusi su tutta la superficie.
Gli interventi di restauro
Il restauro è stato preceduto da una diagnostica completa che ha permesso di conoscere le tecniche esecutive e i materiali utilizzati. Si è poi intervenuti sulla struttura, rimuovendo le traverse non originali e risanando il tavolato. Le due originali sono state rifunzionalizzate con un sistema a molle che asseconda i naturali movimenti del legno.
La pulitura degli strati pittorici è stata complessa e delicata, a causa delle numerose ridipinture e abrasioni. Le lacune sono state integrate cromaticamente, mentre le abrasioni diffuse sono state abbassate di tono.
Il restauro, concluso nel maggio 2023, ha restituito leggibilità a un testo fondamentale della pittura della prima Maniera italiana. Sono emersi dettagli inediti della tecnica pittorica di Rosso Fiorentino, come la pennellata caratterizzata da un tratteggio incrociato e l’utilizzo della tecnica “al risparmio” che, lasciando intenzionalmente a vista il fondo cromatico bruno, lo rende elemento figurativo.
Rosso Fiorentino, Deposizione di Cristo dalla Croce, San Sepolcro, Chiesa di San Lorenzo. Immagine in luce diffusa di un particolare del dipinto durante l’intervento di pulitura.
Un atteso ritorno a casa
Il ritorno della Deposizione a Sansepolcro è stato accolto con grande soddisfazione da mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, da Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, da Gabriele Nannetti, Soprintendente alle Belle Arti, Archeologia e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, e da Serena Nocentini, dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali.
“Sansepolcro – dice Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – nonostante le perdite subite nel corso del tempo, ha ancora la fortuna di custodire uno straordinario patrimonio di opere d’arte collocate nei luoghi per le quali furono pensate. Non è scontato e spiega la particolare soddisfazione nel vedere nuovamente la tavola di Rosso all’interno della sua cornice settecentesca, a suggello di una collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure ormai ‘storica’ per continuità e qualità di risultati, come mostrano i casi pierfrancescani del Polittico della Misericordia e della Resurrezione”.
Un nuovo allestimento
La Deposizione è stata riposizionata nella sua collocazione originaria, all’interno della chiesa di San Lorenzo, anch’essa interessata da lavori di ristrutturazione. Grazie ai fondi della Conferenza Episcopale, un moderno sistema di sicurezza e di climatizzazione è stato installato per proteggere l’opera. Il pavimento in ceramica blu è stato sostituito con un nuovo pavimento in cotto, finanziato in parte dalle risorse della comunità locale. Anche la cornice e le decorazioni dell’altare sono staterestaurate. L’Amministrazione comunale contribuito al rifacimento dell’illuminazione per garantire una migliore fruizione dell’opera.
Cenni sulla Deposizione
La Deposizione di Giovan Battista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentino (Firenze, 8 marzo 1494 – Fontainebleau, 14 novembre 1540) fu eseguita a Sansepolcro dove l’artista, fuggito nel 1527 dal Sacco di Roma, aveva trovato rifugio. Commissionata inizialmente a Raffaellino del Colle, il dipinto fu poi affidato a Rosso grazie alle raccomandazioni del vescovo Leonardo Tornabuoni. Questo capolavoro, caratterizzato da una cupa drammaticità e l’uso del grottesco, mostra una religiosità personale intensa e si distingue per il legame con Roma e gli influssi artistici dell’epoca, come quelli di Raffaello e Michelangelo.