PADOVA – Fino al 7 aprile 2024, il Museo Eremitani di Padova presenta Lo Scatto di Giotto. La Cappella degli Scrovegni nella fotografia tra ‘800 e ‘900.
Organizzata dai Musei Civici, Biblioteca Civica e Ufficio Patrimonio Mondiale e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, la mostra ricostruisce la fortuna visiva della Cappella degli Scrovegni.

Domenico Anderson Padova. Cappella Scrovegni. Giotto. Visita di S. Maria a S. Elisabetta. Particolare tra il 1920 e il 1930
Stampa nitrati d’argento Padova, Biblioteca Civica

Luigi Borlinetto Cappella degli Scrovegni. Noli me tangere. Particolare 1883 Lastra negativa al collodio Padova, Biblioteca Civica
La Cappella degli Scrovegni e la sua storia fotografica
Pochi sanno che la Cappella degli Scrovegni è stata uno dei primi monumenti italiani ad essere fotografato in modo sistematico e puntuale. Nel 1863, Carlo Naya, uno dei pionieri italiani della fotografia, immortalò per la prima volta questo capolavoro di Giotto, appena venticinque anni dopo l’invenzione ufficiale di questa tecnologia.
La mostra inizia con queste prime riproduzioni in uno scenario in bianco e nero grazie alle rare lastre fotografiche di Luigi Borlinetto realizzate a partire dal 1883, custodite nella Biblioteca Civica di Padova.

Fratelli Alinari Padova. Cappella degli Scrovegni all’Arena. Il Giudizio finale 1903-1906 Stampa Padova, Biblioteca Civica

Antonio Bertolli Abside. Cappella Scrovegni 22 giugno 1880 Disegno inchiostro e acquarello Padova, Biblioteca Civica.
Le campagne fotografiche del Novecento
La mostra prosegue nel Novecento attraverso le celebri campagne fotografiche di Alinari e Domenico Anderson, il cui valore si intreccia con l’editoria d’arte e di divulgazione, grazie alle quali le opere della Cappella degli Scrovegni hanno iniziato a circolare nel mondo, a partire dal 1906, in edizioni tradotte in inglese e francese.
Nel 1952, la Casa Editrice Alinari realizzò anche la prima campagna a colori del capolavoro di Giotto, segnando un importante passo avanti nella documentazione visiva.

Carlo Naya Cappella degli Scrovegni. La strage degli innocenti 1863 stampa all’albumina Padova, Biblioteca Civica
Giotto sul grande schermo
Nel 1938, il regista Luciano Emmer realizzò il primo film sulla Cappella degli Scrovegni, intitolato Racconto da un affresco.
Attraverso l’uso di tecniche innovative per l’epoca, Emmer eseguì lo storyboard cinematografico disegnando a carboncino sulle fotografie e riprendendo poi fotogramma per fotogramma, anticipando così il movimento neorealista italiano. Egli stesso ammise: “il film su Giotto può essere considerato il primo film neorealista italiano perché a ben vedere le pareti della cappella degli Scrovegni sono di fatto una specie di storyboard: mi sono limitato a filmarlo”.
Anche Pier Paolo Pasolini fu affascinato da questo capolavoro, utilizzandolo nelle scene del suo Decameron del 1971.

John Ruskin Giotto and his works in Padua London, Allen, 1905 Padova, Biblioteca Civica, CLAR d 13
L’immaginario di Giotto in digitale
La mostra non si limita a esplorare il passato, ma spinge l’osservatore verso il futuro attraverso la ricostruzione digitale della Cappella di Giotto. Questa innovativa proposta si fonda sulla visione originale di Giotto, che desiderava che gli spettatori entrassero fisicamente nel suo racconto. Un’esperienza che si colloca in continuità con quanto fatto tra Ottocento e Novecento dagli studiosi che si dedicarono alla riproduzione degli affreschi.