FIRENZE – Dal 5 aprile al 4 settembre 2023, al Museo Nazionale del Bargello a Firenze, sono presentati al pubblico tre capolavori della statuaria bronzea rinascimentale, provenienti dal Museo di Orsanmichele.
Si tratta del San Giovanni Battista di Lorenzo Ghiberti, (1413-1416), la prima statua monumentale del Rinascimento che viene dal tabernacolo dell’Arte di Calimala; l’Incredulità di san Tommaso di Andrea del Verrocchio, (1467-1483), che rappresenta l’Università della Mercanzia; il San Luca del Giambologna (1602), commissionato dall’Arte dei Giudici e dei Notai.
Il Complesso di Orsanmichele
Il Complesso di Orsanmichele, noto come l’antica loggia per il mercato e per il deposito del grano, è uno dei più importanti monumenti pubblici fiorentini, ed è parte dei Musei del Bargello.
Al primo piano del palazzo trecentesco dalla metà degli anni Novanta sono conservate le statue originali, marmoree e bronzee, raffiguranti i santi patroni delle Arti fiorentine, progressivamente rimosse dai tabernacoli esterni e sostituite da copie.
Una piccola mostra per tre capolavori
La mostra Ospiti “illustri” da Orsanmichele rappresenta una straordinaria occasione per ammirare l’allestimento di tre opere del celebre ciclo scultoreo di Orsanmichele, trasferite presso l’antica sede del Palazzo del Podestà, durante la temporanea chiusura del Complesso monumentale (12 dicembre 2022 – 22 settembre 2023) per lavori straordinari di restauro.
“Questa piccola mostra focalizzata su tre grandi capolavori in bronzo – spiega Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – mira non soltanto a rendere visibili alcune tra le più importanti statue del rinascimento, che scandiscono passaggi fondamentali del Rinascimento fiorentino, durante i lavori straordinari previsti quest’anno ad Orsanmichele, ma anche a mettere in collegamento più stretto le collezioni dei Musei del Bargello, uniche nel mostrare il dominio della statuaria fiorentina in bronzo dal Quattrocento all’inizio del Seicento”.
“L’esposizione dei bronzi di via de’ Calzaiuoli al Bargello – afferma Benedetta Matucci funzionaria storica dell’arte, responsabile del complesso di Orsnamichele e del Museo di Palazzo Davanzati e curatrice della mostra – potrà essere l’occasione per approfondirne le vicende storiche e conservative, o più semplicemente per soffermarsi ad ammirare gli esiti della prodigiosa tecnica fusoria ad opera di grandi maestri quali Ghiberti, Verrocchio e Giambologna“.
Il percorso espositivo
Nel percorso attraverso le sale del Bargello sono state predisposte apposite didascalie per individuare quelle opere che, in virtù di legami storici e artistici con le vicende di Orsanmichele, o con gli scultori in mostra, possono essere idealmente messe in dialogo con questi ospiti “illustri”.
L’esempio più significativo è il San Giorgio di Donatello (1415-1417 circa), scolpito per il tabernacolo dell’Arte dei Corazzai e degli Spadai, e trasferito nel 1891 da Orsanmichele al Museo Nazionale del Bargello, entro una nicchia, replica dell’originale, dove oggi è esposta anche la celebre predella con il San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa.
Sul lato settentrionale del cortile si trova poi la statua marmorea del San Luca di Niccolò di Pietro Lamberti (1403-1406), un tempo collocata nella nicchia dell’Arte dei Giudici e dei Notai, e sostituita nel 1602 dal monumentale bronzo del Giambologna.
Al secondo piano, nella sala del Verrocchio, il raffinato busto marmoreo scolpito da Mino da Fiesole ritrae Piero de’ Medici (1453-1454), uno dei cinque operai che, incaricati dalla Mercanzia di far eseguire una statua per il proprio tabernacolo ad Orsanmichele, commissionarono al celebre scultore il gruppo dell’Incredulità.
Il video
In occasione della mostra, è stato prodotto un video, realizzato dalla SenzaFiltro Comunicazione, che documenta le vicende conservative e allestitive del Complesso di Orsanmichele durante il corso del Novecento.
La riproduzione di fotografie storiche e moderne, acquisite digitalmente, mostrano le protezioni antiaeree predisposte dinanzi ai tabernacoli nel 1940-1943, i restauri dei bronzi intrapresi dagli anni Ottanta, l’apertura del museo nel 1996, e l’esecuzione dei calchi dagli originali per derivare le matrici necessarie alla fusione delle copie.
La serie di fotografie testimonia inoltre l’evidente complessità delle operazioni di movimentazione che, come in passato, anche in occasione della mostra, ha richiesto l’impegno delle professionalità tecniche coinvolte nell’allestimento dei tre bronzi monumentali.