Il 4 giugno, a Londra, ha avuto luogo un’importante asta organizzata da Rosebery’s, che ha visto tra i lotti in vendita un’opera di straordinario valore storico e artistico: una “spalliera” o arazzo orizzontale di dimensioni monumentali (175×587 cm), datato 1528 e dedicato a un cardinale della nobile famiglia Gonzaga.
Il tessuto dell’arazzo, caratterizzato da uno stemma e numerosi dettagli allegorici, ha destato l’interesse degli studiosi di arte mantovana da decenni. Segnalato inizialmente nel 1985 da Clifford Malcolm Brown e Guy Delmarcel, l’arazzo è stato oggetto di un approfondito studio nel 2010 da parte di Nello Forti Grazzini.
La storia dell’arazzo
La storia di questo arazzo è affascinante e complessa. Proveniente certamente da Mantova, fu ricordato nel 1879 da Willelmo Braghirolli come recentemente venduto da un mantovano non identificato. Successivamente, l’arazzo migrò all’estero e nel 1969 arrivò sull’isola di Jersey, in Gran Bretagna. Nonostante il suo valore, non fu riportato in Italia nemmeno in occasione della mostra sugli arazzi gonzagheschi tenutasi a Palazzo Te nel 2010. È grazie alla segnalazione tempestiva di Ezio Zani che Palazzo Ducale ha potuto partecipare e vincere l’asta, aggiudicandosi l’opera per la cifra, davvero esigua, di 12.000 sterline.
La rappresentazione allegorica
L’arazzo raffigura un ampio paesaggio collinare e lacustre, dominato dall’Allegoria della Giustizia al centro. Ai lati della scena, due gruppi di figure catturano l’attenzione: a sinistra, San Pietro consegna le chiavi al papa inginocchiato, con un cardinale inginocchiato al lato e lo stemma gonzaghesco appeso a un alberello vicino. A destra, Mosè consegna le tavole della legge a due figure inginocchiate, presumibilmente la Vergine e San Giuseppe. Numerosi altri dettagli animano la scena, tra cui due alberelli e vari animali, con una tabella al centro in basso che riporta la data 1528 in numeri romani.
L’anno 1528 è significativo, poiché segna un periodo in cui Giulio Romano era già attivo alla corte dei Gonzaga, anche se lo stile dell’arazzo rimanda a una produzione artistica anteriore al suo arrivo a Mantova nel 1524.
Un’opera di probabile manifattura italiana
L’importanza storica e artistica dell’arazzo è sottolineata dalle parole di Forti Grazzini, che lo considera uno dei più antichi esempi di panni di disegno e di probabile manifattura italiana, forse realizzato a Mantova, Ferrara, Modena o Milano. Stefano L’Occaso ha inoltre commentato: “L’arazzo mostra una composizione memore dei modi di Lorenzo Costa, l’artista ferrarese che subentrò nel 1506 ad Andrea Mantegna come pittore di corte; è un’opera da studiare, per la sua monumentalità e la sua importanza, nonostante lo stato conservativo non ottimale.”
L’arazzo sarà presto esposto nel Castello di San Giorgio, parte di un progetto di riallestimento delle collezioni rinascimentali, consentendo al pubblico e agli studiosi di ammirare e studiare da vicino questo straordinario pezzo di storia e arte rinascimentale mantovana.