FIRENZE – Dal 2 gennaio 2022, Palazzo Pitti a Firenze ha aperto al pubblico l’esposizione permanente di 78 icone russe. Si tratta della collezione raccolta dai Medici e soprattutto dai Lorena, nel corso del Settecento e del secolo successivo, la più antica del genere al mondo al di fuori della Russia stessa.
La collezione è ospitata nelle quattro grandi sale con affreschi seicenteschi affacciate sul cortile al piano terra di Palazzo Pitti. Gli spazi sono stati recentemente restaurati e ora sono parte parte del normale percorso di visita della reggia medicea.
L’allestimento delle sale, un museo nel museo, progettato da Mauro Linari insieme a Paola Scortichini e Pietro Petullà, con l’illuminotecnica a cura dello stesso Linari e Claudia Gerola, e con la curatela storico-artistica di Daniela Parenti, è improntato alla leggerezza e alla trasparenza e privilegia la facilità di lettura delle icone, dotate di didascalie descrittive in italiano, inglese e cirillico, lasciando intatta la vista degli affreschi del ‘600 che ornano le pareti e i soffitti.
A breve anche la Cappella Palatina, con gli affreschi ottocenteschi di Luigi Ademollo, ora interamente restaurata verrà riaperta e sarà visitabile tutti i giorni.
Tra i primi a visitare la collezione è stato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, accompagnato dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt. “E’ davvero molto bella e rende godibile al pubblico icone uniche che prima erano nei depositi, rivelando una delle collezioni più importanti al mondo – ha commentato Giani – Anche i nuovi spazi sono eccezionali. Prima destinati ad uffici e depositi e situate sull’ala destra del cortile dell’Ammannati, adesso insieme alle icone contribuiscono a rendere fruibile a tutti la Cappella Palatina ed arricchiscono ancora di più Firenze e la Toscana”. “E’ da sottolineare – ha aggiunto il presidente – l’origine granducale di questa collezione, un tesoro che mostra le relazioni internazionali tra il Granducato di Toscana e la Russia di Pietro il Grande, nell’età in cui questa si apriva alla cultura occidentale, una testimonianza del ruolo fondamentale svolto dalla Toscana tra la fine del ‘600 e la prima metà ‘700. Questa iniziativa degli Uffizi guidati da Schmidt è di fondamentale auspicio per la riuscita del progetto ‘Uffizi in Toscana’, che realizzeremo insieme, a partire dalla Villa medicea di Careggi, di proprietà della Regione Toscana”.
Icona Natività della Madre di Dio – Collezione delle icone russe, sala 2 Palazzo Pitti / Museo delle Icone Russe 1730-1740 circa Tecnica tempera su tavola Dimensioni 31 x 26,5 cm Inventario 1890 n. 6173
Icona Madre di Dio di Tichvin Vasilij Grjaznov (documentato dal 1724 al 1728) Palazzo Pitti / Museo delle Icone Russe Tecnica tempera su tavola Dimensioni 31 x 25.5 cm
Alcune delle opere in collezione
Tra le opere più pregiate della collezione, sono da segnalare i due pannelli che compongono il Menologio, il calendario delle festività religiose ortodosse divise per semestri: ogni pannello si compone di venti file orizzontali con scene sacre e figure di santi, ciascuna identificata da un’iscrizione. L’icona con Santa Caterina d’Alessandria, è databile al 1693-1694. L’opera è attribuita all’atelier del Palazzo dell’Armeria, la bottega che lavorava alla corte dello zar nel palazzo del Cremlino a Mosca, ed è affine allo stile di Kiril Ulanov, uno dei più noti maestri fra XVII e XVIII secolo.
Gli esemplari più antichi della collezione sono l’icona raffigurante la Madre di Dio, del tipo detto “In te si rallegra ogni creatura”, e quella con la Decollazione del Battista. Il loro arrivo a Firenze è legato al collezionismo dei Medici. Le due icone facevano infatti parte degli oggetti liturgici conservati nella cappella delle Reliquie a Palazzo Pitti già nel 1639, al tempo del regno di Ferdinando II de’ Medici e della sua consorte Vittoria della Rovere.
Le icone russe delle Gallerie degli Uffizi furono tutte eseguite fra il tardo Cinquecento e la metà del Settecento. Gli esemplari più antichi appartennero ai granduchi della casata dei Medici e vengono già menzionati intorno alla metà del ‘600 negli inventari degli arredi della Cappella delle Reliquie di Palazzo Pitti.
Per pochi anni, alla fine del Settecento, l’intera raccolta fu esposta nella Galleria degli Uffizi come testimonianza della pittura bizantina, nell’ambito della riscoperta delle antichità cristiane. Nel 1796 molti esemplari furono tuttavia rimossi dal percorso espositivo e relegati in gran parte nella villa medicea di Castello, dove sono rimasti fino all’inizio del XX secolo. In anni più recenti, vari tentativi sono stati fatti di reinserire la raccolta nei percorsi museali cittadini, prima a palazzo Pitti, poi alla Galleria dell’Accademia, ma non sono mai andati a buon fine.