POMPEI – Con un patrimonio distribuito su una vasta area e caratterizzato da un’estrema fragilità, il sito archeologico di Pompei affronta la sfida della conservazione con un approccio all’avanguardia. La città antica, scavata a partire dal 1748, si estende su oltre mille abitazioni e 13mila ambienti, dei quali solo il 5% è protetto da coperture. Questo rende necessario un impegno costante per prevenire il degrado e mantenere l’integrità del sito.
Per affrontare queste criticità, il Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con Visivalab e il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Salerno, ha sviluppato una web app innovativa nell’ambito dell’ecosistema digitale “Open Pompeii”. Questo strumento, accessibile da pc, tablet e smartphone, raccoglie tutti i dati relativi allo stato di conservazione del sito, consentendo di programmare interventi di manutenzione e restauro in modo tempestivo e preciso. L’idea nasce dall’analisi di esperienze provenienti da settori differenti, come il monitoraggio di infrastrutture, strade e ponti, che si sono rivelate un modello prezioso.
Il digitale al servizio della conservazione
La web app è un elemento centrale di un sistema di monitoraggio continuo e partecipativo. Un team multidisciplinare composto da archeologi, architetti, restauratori e ingegneri sta mappando ogni elemento costruttivo del sito, dai muri agli intonaci, dai pavimenti alle decorazioni. Questo lavoro capillare non solo documenta lo stato di conservazione di ogni area, ma permette anche di stimare i costi degli interventi necessari e di stabilire le priorità in base alle urgenze rilevate.
Un ulteriore punto di forza dell’app è la possibilità di segnalare criticità in tempo reale. Tutto il personale del Parco, dal direttore agli addetti alla vigilanza, può inserire informazioni e immagini su potenziali problemi, come vegetazione infestante o crepe nelle strutture. Questo approccio rende la tutela un’attività collettiva e interattiva. “Il digitale ci aiuta a connettere le tante ‘isole del sapere’, trasformando segnalazioni isolate in interventi coordinati”, spiegano i tecnici del Parco.
Innovazione e manutenzione programmata
La manutenzione programmata è fondamentale per prevenire danni irreparabili e ridurre i costi futuri. “Ogni euro investito nella manutenzione produce un risparmio di decine di euro nel lungo periodo”, sottolinea il professor Luigi Petti, co-sviluppatore del progetto. Grazie al monitoraggio sistematico, il Parco può intervenire con flessibilità, adattando le attività alle necessità emergenti. Una parte degli interventi è gestita attraverso un accordo quadro, che consente di pianificare lavori pluriennali senza stabilire a priori le aree specifiche, lasciando che siano i dati aggiornati a guidare le decisioni.
Il futuro della conservazione: partecipazione e AI
Oltre a migliorare la gestione interna, il progetto punta a coinvolgere anche i visitatori, trasformandoli in partner attivi nella tutela del sito. “La nostra app valorizza la connettività per potenziare la conoscenza e la salvaguardia”, afferma Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei. In futuro, si prevede di integrare sistemi di intelligenza artificiale per analizzare i dati raccolti e ottimizzare ulteriormente la manutenzione.
Finanziato con 12 milioni di euro dai fondi di Coesione del Governo italiano, questo progetto rappresenta un modello innovativo che potrebbe essere applicato anche ad altri siti complessi, come Petra o Angkor. Come sottolinea Zuchtriegel, “Conservare tutto il sito di Pompei, dalle grandi domus alle piccole botteghe, è una responsabilità verso le generazioni future che non possiamo ignorare”.