PISA – Nel paesaggio urbano contemporaneo, la street art è diventata molto più di un linguaggio estetico o di protesta: è una forma di patrimonio culturale. Tuttavia, il riconoscimento della sua importanza non sempre si traduce in strategie concrete per conservarla. Fragile per natura, esposta agli agenti atmosferici, ai vandalismi e al degrado dei materiali, l’arte urbana resta una presenza effimera. Ma ora, per la prima volta in Italia, arrivano linee guida ufficiali dedicate alla sua tutela, elaborate con un approccio scientifico e multidisciplinare.
Sono il risultato del progetto SuPerStAr – Sustainable Preservation Strategies for Street Art, coordinato dall’Università di Pisa e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PRIN2020. Un lavoro corale che ha coinvolto anche le università di Torino, Bologna, Milano, Venezia, il Politecnico di Milano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e una rete di enti pubblici, restauratori e imprese.

La chimica come strumento di conservazione
Alla guida del progetto, il gruppo di ricerca del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, con le professoresse Francesca Modugno e Ilaria Degano in prima linea. La sfida? Applicare conoscenze chimiche avanzate alla salvaguardia di opere spesso realizzate con materiali di fortuna, su superfici esposte e in condizioni ambientali critiche.
Il progetto si è sviluppato su tre anni di lavoro, durante i quali sono stati selezionati e analizzati alcuni tra i murales più emblematici del territorio italiano. A Pisa, Tuttomondo (1989) di Keith Haring – una delle sue rare opere permanenti – ha rappresentato uno dei principali casi studio. A Milano, i 1300 metri quadrati del murale Necesse di SMOE, realizzato nel 2021, sono stati sottoposti a test di rivestimento protettivo. A Torino, nell’ambito del MAU – Museo di Arte Urbana, le opere di Alessandro Caligaris e Mauro149 sono state oggetto di analisi approfondite per valutare lo stato di conservazione e l’efficacia di nuove tecniche.

Tecnologie avanzate e sostenibilità
Il cuore del metodo sviluppato da SuPerStAr risiede in un protocollo che unisce documentazione, diagnostica e intervento. Si parte dalla fotografia ad alta risoluzione, dai rilievi multispettrali e dalle analisi chimico-fisiche per identificare le tecniche pittoriche e i materiali impiegati. La fase successiva prevede l’uso di sensori ambientali, immagini satellitari e rilievi spettroscopici per monitorare nel tempo l’evoluzione del degrado.
I trattamenti conservativi sono progettati per rispettare l’opera originale e il contesto urbano: sistemi di pulizia con laser selettivi, solventi green per la rimozione di graffiti vandalici, rivestimenti protettivi per la protezione da umidità e inquinamento. Tutte soluzioni testate sul campo e pensate per avere il minimo impatto ambientale.

Conservare senza isolare
Uno degli aspetti più significativi del progetto riguarda l’interazione con il contesto sociale e urbano in cui le opere si trovano. «È fondamentale coinvolgere le comunità, le amministrazioni locali e gli stessi artisti – sottolinea Ilaria Degano –. La conservazione della street art non può essere solo tecnica: deve diventare una questione condivisa, parte di una più ampia responsabilità culturale collettiva».
Le linee guida elaborate da SuPerStAr non intendono cristallizzare o musealizzare l’arte urbana, ma garantire che le sue testimonianze più significative possano continuare a dialogare con i territori, in sicurezza e consapevolezza.
Con questo progetto, la ricerca scientifica fa un passo deciso verso una nuova frontiera della conservazione: quella di un’arte che vive sulla pelle delle città, e che proprio per questo richiede strumenti innovativi, sensibilità e una visione a lungo termine.