PISA – Sono affiorati nei pressi della Torre di Pisa, in piazza Andrea Del Sarto, alcuni resti di “domus romane”, risalenti agli inizi del I secolo d.C.
Lo scavo archeologico, diretto dal professore Fabio Fabiani del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, ha preso avvio lo scorso settembre 2022 e, dopo un breve periodo di pausa, è stato riaperto nel gennaio scorso.
I ritrovamenti
Attualmente le indagini dell’Unipi hanno rilevato i resti una o più domus romane, con pavimenti decorati ancora eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici.
Tra le stanze meglio conservate c’è un triclinio, ossia una sala da pranzo, dove i convitati mangiavano e conversavano sdraiati su tre letti sistemati sui lati e sul fondo della stanza, attorno ad un riquadro pavimentale, una sorta di tappeto riccamente decorato.
Sono stati inoltre rinvenuti frammenti dei rivestimenti delle pareti, in intonaco dipinto, che conservano colori estremamente vivaci e indicano il notevole livello di ricchezza degli abitanti.
Molte poi le suppellettili: stoviglie che ancora recano il marchio di fabbrica di officine pisane del I secolo d.C., contenitori da trasporto per vino, olio e salse di pesce, lucerne, pedine da gioco, gemme incise e numerose monete. E poi ancora un frammento di testa di leone in terracotta.

Le indagini e lo scavo
Lo scavo ha riguardato solo una porzione della piazza, ma i resti delle strutture antiche si estendono sicuramente su tutta l’area – spiega una nota.
È possibile, inoltre, che le domus appartenessero allo stesso quartiere residenziale di cui facevano parte le abitazioni già scavate nella vicina Piazza Dei Miracoli, fiancheggiando l’antico fiume Auser, oggi scomparso, ma che caratterizzava insieme all’Arno, la Pisa romana.
Nel IV secolo d.C., quando ormai le domus avevano cessato di essere utilizzate, questa zona della città continuò ad essere frequentata. La prova è testimoniata dai resti di strutture (muri e pavimenti in terra battuta) dalle ceramiche che lo scavo ha permesso di recuperare.
Tra fine IV-V secolo d.C., nell’area ormai diventata periferica si cominciarono a seppellire i defunti in semplici fosse scavate nella terra.
Tra il VI e VII secolo d.C., infine, la zona diventò un luogo di recupero di materiale da costruzione. In un momento in cui la città necessitava di materiali per realizzare nuove opere, si dette avvio ad operazioni di smontaggio dei muri delle domus, per recuperarne le pietre. Le tracce di questo intervento sono lunghe e profonde trincee che attraversano tutto lo scavo.
Le indagini archeologiche sono state avviate a seguito degli scavi per la posa di condutture realizzati da Acque SpA.