FIRENZE – È stata dedicata a Pier Luigi Tazzi (Colonnata, 1941 – Montelupo Fiorentino, 2021), critico d’arte e curatore riconosciuto a livello internazionale, a un anno dalla sua scomparsa, la giornata di studio che si è svolta lo scorso 17 dicembre presso l’Altana di Palazzo Strozzi a Firenze.
Nel corso del convegno si sono succeduti quattro tavoli di lavoro, a cui sono intervenuti più di 40 operatori del sistema dell’arte di livello internazionale. I temi sui quali si sono concentrati, oltre al futuro del sistema dell’arte in generale, anche quello dell’interdisciplinarità nell’epoca del post-internet, così come la possibilità di superare l’attuale crisi del curatore.
Il dibattito ha consentito di evidenziare i molti nodi critici che le istituzioni, ma anche il pubblico, devono affrontare oggigiorno in un mondo globale, post ideologico e iper-connesso.
L’analisi dei temi è stata affrontata non in astratto, ma partendo dagli esempi che lo stesso Pier Luigi Tazzi ha prodotto in cinquant’anni di attività.
I quattro tavoli di lavoro
“Da critica 0 al futuro della critica” è stato il primo tavolo di lavoro, moderato da Marco Senaldi. Hanno preso parte Elio Grazioli, Federica Boragina, Luca Cerizza, Renato Barilli, Henry Meyric-Hughes, Ilaria Bernardi, Francesco Urbano Ragazzi, Viktor Misiano, Giorgio Verzotti, Angela Vettese. Due sono stati gli aspetti principali emersi: il primo legato all’individuazione dell’eredità critica di Tazzi, che ha portato Giorgio Verzotti a rintracciarla nel suo “metodo-non-metodo, determinato dalla passionalità che lo guidava nella scelta degli artisti con cui lavorare”. Il secondo sul futuro della critica che si può riassumere con le parole di Viktor Misiano: “La critica di oggi deve essere pronta non tanto a criticare l’arte, quanto a criticare sé stessa. Dovrebbe essere una forma di conoscenza che non solo cerca di insegnare qualcosa, ma è anche capace di disimparare. E se insegna, insegna appunto a disimparare.”
“Le trasformazioni della curatela (1992-2022)” è il titolo del secondo tavolo moderato da Fabio Cavallucci. Sono intervenuti: Maurizio Bortolotti, Denys Zacharopoulos, Bart De Baere, Ute Meta Bauer, Chiara Ianeselli, Hedwig Fijen, Hans Ulrich Obrist che hanno dibattuto in merito a come le grandi mostre siano cambiate dagli anni ’90 in poi. In particolare Obrist ha evidenziato che: “Nel Novecento l’attenzione è stata riservata completamente al ruolo della mostra, ma oggi, in epoca post Covid e alle prese con una crisi ecologica, gli artisti riflettono su idee e progetti sostenibili, così come preferiscono lavorare non sull’occupazione dello spazio, bensì su temporalità da condividere. Gli artisti, invece di creare una mostra, creano dei giardini e dei momenti per aggregare comunità al di là dell’evento culturale in sé”. Si va, dunque, verso “un’arte meno ‘evenemenziale’, ma più di longue durée”.
“Decentramento, oltre la globalizzazione” è stato argomento del terzo tavolo, moderato da David Elliott, che ha visto gli interventi di Tommaso Sacchi, Hou Hanru, Mami Kataoka, Emma Ridgway, Franco La Cecla e Rirkrit Tiravanija legati al dialogo tra modelli culturali eterogenei.
In particolare l’antropologo Franco La Cecla ha proposto di ripensare alla questione della decolonizzazione dei musei da prospettive non più soltanto connesse allo sguardo occidentale. Mentre l’artista thailandese Tiravanija, prendendo spunto dai progetti di Pier Luigi Tazzi, ha avanzato l’idea di praticare una nuova formula di multiculturalismo: “fare come Pier Luigi e cercare di capire l’alterità; l’alterità non è solo una questione di orientamento geografico nord-sud, est-ovest, noi-loro, l’alterità è ovunque. Lui era aperto all’alterità e quindi era sempre pronto ad accettarla senza pregiudizio.”
Il quarto tavolo di lavoro, moderato da Lorenzo Bruni, dal titolo “L’interdisciplinarità: la Toscana e il mondo”, ha visto i contributi di Sandro Lombardi, Giovanni Ozzola, Susanna Ragionieri, Arabeschi di Latte, Alessandra Poggianti, Vittoria Ciolini, Marco De Michelis, Mario Cristiani, Gianni Pettena, Paolo Masi, Alfredo Cramerotti e Auronda Scalera. Queste testimonianze hanno permesso di restituire le molte sfaccettature dei progetti di Tazzi in Toscana, dalla sua partecipazione negli anni ‘70 al gruppo di teatro sperimentale il Carrozzone (poi Magazzini Criminali) al coinvolgimento nel CID – Centro di Informazione e Documentazione (primo tassello della costituzione del Centro Pecci) negli anni ’80, ma anche alla sua presenza nell’edizione di Arte all’Arte del 2001 e alla costituzione di Spread in Prato con Dryphoto, e infine al suo ruolo di presidente della Fondazione Lanfranco Baldi a Pelago e recentemente come curatore dell’atelier Marco Bagnoli di Pontedera.
Le conclusioni sono state sintetizzate a fine giornata dai moderatori – Marco Senaldi, Fabio Cavallucci, David Elliot, Lorenzo Bruni. Angela Vettese, nello specifico, nel ripensare al convegno ha aggiunto: “la parabola di Tazzi, dalle sue esperienze nel teatro con il Carrozzone e i poi i Magazzini Criminali alla teoria con i convegni di Montecatini, fino al rapporto simbiotico con gli artisti, parla di quanti volti possa assumere la critica e di come la figura del curatore possa evolversi o anche, in futuro, sparire a favore di diverse collaborazioni teorico-pratiche dell’arte.”
Arturo Galansino, Direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, ha definito la giornata come una sorta di chiamata alle armi, un’ampia ricognizione sul sistema dell’arte ottenuta grazie ai molti interventi e contributi, che hanno permesso di riflettere sul valore presente di quanto Pier Luigi Tazzi ha perseguito nel suo percorso professionale e di vita, una ricerca sui concetti di costante trasformazione, decentramento e interdisciplinarità alla base della critica e dell’arte di oggi e di domani”.
Il Direttore del Centro Pecci di Prato, Stefano Collicelli Cagol, ha invece sottolineato: “Penso sia fondamentale che la Regione Toscana e tutte le istituzioni che sono parte del comitato scientifico di questa giornata di studio lavorino anche in futuro per garantire non soltanto lo studio e la ricerca, ma anche la distribuzione e la diffusione di quello che è stato il contributo di Pier Luigi Tazzi al dibattito culturale, unico italiano prima di Carolyn Christov-Bakargiev, che ha partecipato alla costituzione di una edizione di Documenta.”
Per vedere l’intero evento. https://www.facebook.com/institutionunderconstruction/