La figurazione di un possibile.
(non come contrario di impossibile
né come relativo a probabile
né come subordinato a verosimile)
Il possibile è solo
Un «mordente» fisico [genere vetriolo]
Che brucia ogni estetica o callistica
Marcel Duchamp, POSSIBILE
Il libro di Marcadé si apre come la più classica delle biografie: Marcel Duchamp nasce a Blainville-Crevon, «una cittadina normanna della Seine-Inférieure vicinissima a Ry», il 28 luglio 1887. Frequenta la scuola comunale di Blainville, poi il Lycée Corneille di Rouen, dove appare evidente la sua propensione per le Belle Arti e, in seguito, trasferitosi a Parigi presso il fratello Gaston, l’Académie Julian, che lascerà per un lavoro di apprendista tipografo all’Imprimerie de la Vicomté. Come molti artisti dell’epoca, da giovane reagisce all’Impressionismo, si lascia ammaliare dai capolavori di Cézanne; a Montmartre viene in contatto con le amicizie fraterne – il cieco Kupka, il polacco Marcoussis e l’olandese Van Dongen – e infine con il Cubismo, pur restandone sostanzialmente estraneo. Ad attrarlo particolarmente è l’approccio intellettuale di questo movimento d’avanguardia, ma la sua sistematizzazione lo insospettisce parecchio, per cui se ne terrà sempre ai margini. All’esperienza cubista si rifanno il dipinto Dulcinea, Ritratto di giocatori di scacchi, Giovane triste in treno e il celebre Nudo, in cui per la prima volta il titolo entra a far parte dell’opera, adoperato come «un colore aggiuntivo».
La biografia segue linearmente l’andamento cronologico degli avvenimenti, dal viaggio in Europa (di fondamentale importanza la permanenza a Monaco, durante il quale l’artista realizzerà una prima versione figurata del Grande vetro) alla permanenza a New York, città in cui Duchamp approda il 15 giugno 1915, sistemandosi in un piccolo appartamento in Beekam Place, e dove sperimenta in maniera primigenia il potere delle parole, per cui nutre un interesse tanto pronunciato da ispirargli addirittura un poema «costruito con frasi grammaticalmente corrette ma totalmente prive di senso», The. È sempre in America – e non poteva essere altrimenti – che il concetto di ready-made duchampiano prende vita, minando alle basi la nozione classica di opera d’arte. Parliamo di concetto e non di oggetto (o di feticcio, come dirà successivamente Baudrillard), in quanto i primi ready-made (Ruota di bicicletta e Scolabottiglie) risalgono alle esperienze parigine (anni ’13-’14), senza essere accompagnati da alcuna sorta di teorizzazione – la teoria dell’indifferenza visiva nascerà, per l’appunto, a posteriori. Allora Duchamp non aveva la minima idea di cosa stesse facendo: «L’aspetto iconoclastico», dirà durante una conversazione con Francis Roberts, «era molto più importante».
Una delle meraviglie di questa voluminosa biografia d’artista è il suo essere assolutamente convenzionale, priva di giochi stilistici o trovate letterarie di alcun tipo, malgrado i riflettori vengano costantemente puntati agli aneddoti che scandiscono la vita del protagonista, fornendoci una chiave di interpretazione per le sue opere. La narrazione è spesso scandita da brani di epistole, interviste, appunti, il che, invece di risultare fastidioso, ha lo strano potere di arricchire la lettura, senza tuttavia sembrare di interrompere il filo del discorso continuamente. Ad esempio, sempre rispetto alla questione ready-made, Marcadé cita lo stesso Duchamp:
La parola arte – asserisce Duchamp in una conversazione radiofonica con George Heard Hamilton – significa […] fare con le mani. È una cosa prodotta dall’uomo, fatta con le sue mani. Anziché farla, io la ottengo già fatta.
Il mio consiglio è di leggerla tutta d’un fiato, anche perché il lessico è semplice, chiaro, forse anche troppo asettico, ma sicuramente mai enfatico. L’autore si prefigge di raccontare, più che spiegare, senza trarre conclusioni personali ma rifacendosi semplicemente alle dichiarazioni dell’artista. Altro consiglio che mi sento di davi, è quello di integrarne la lettura con un libro contenete le sue riflessioni, pubblicato per i tipi di Abscondita nella collana ‘Carte d’Artisti’: Marcel Duchamp, Scritti. Questo volume a cura di Michel Sanouillet, uno dei principali specialisti del movimento Dada, contiene: 1. La Boîte 1914; 2, La Boîte Verte (La Mariée mise à nu par ses célibataires, même 1934); 3. Varie note pubblicate sulle riviste; 4. La Boîte Blanche (À l’Infinitif 1966).
Pubblicazioni di un’incredibile qualità poetica, tanto nella loro natura di appunti che di giochi verbali, i quali ci spingono a credere che Marcel Duchamp è stato sicuramente uno degli artisti più influenti del 20° secolo, al pari di Matisse e Picasso, ma anche uno delle sue più argute menti letterarie. Condizionata, per sua stessa ammissione, più dal lavoro di scrittori come Russel o Brisset, che dalla ricerca dei pittori incrociati durante il cammino.