MILANO – “Il 24 febbraio 2022, un’altra guerra europea è iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con l’inevitabile conseguenza che nelle prossime settimane e forse mesi, centinaia di migliaia di bambini correranno grandi rischi”.
Inizia con queste parole il messaggio della Pinacoteca di Brera, che si schiera dalla parte dei bambini, perché – si legge in una nota dell’Istituzione milanese – “In ogni guerra, i bambini sono sempre quelli che soffrono di più. Mentre i loro padri, fratelli e zii rischiano la vita; le famiglie vengono distrutte; le madri cercano riparo con i loro figli nei rifugi antiaerei per cercare di proteggersi, evitando il peggio”.
“Noi stiamo con quei bambini”. – Continua la nota – “Siamo a favore dei loro diritti, sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite: il diritto di vivere in pace, di essere liberi dalla paura, di crescere e apprendere serenamente. Qui alla Biblioteca Braidense e alla Pinacoteca di Brera, crediamo nell’enorme potere di ricordare e imparare dal nostro passato, ricordando altre guerre devastanti; da quelle di Napoleone alla Prima guerra Mondiale, ai feroci bombardamenti della Seconda guerra Mondiale che hanno ridotto Brera in macerie. Non dimentichiamo: quando le bombe cadono c’è solo morte e distruzione”.
Vengono poi riportate due toccanti testimonianze. Una è quella di un bambino tedesco di dieci anni intrappolato a Dresda nel 1945:
«Dopo qualche minuto sentimmo un rumore orribile: i bombardieri. C’erano esplosioni continue. Lo scantinato si riempì di fumo e fuoco e fu danneggiato; saltò la luce, i feriti lanciavano grida atroci. Spaventati a morte, ci precipitammo fuori dallo scantinato […] La nostra strada era irriconoscibile. Ovunque fuoco, nient’altro che fuoco. Per strada c’erano veicoli incendiati e carri pieni di rifugiati, persone, cavalli, e tutti gridavano per paura di morire. Vidi donne, bambini e anziani feriti aprirsi varchi tra le macerie e il fuoco. […] Non si può descrivere! Un’esplosione dopo l’altra. Era una scena incredibile, il peggiore degli incubi. Tutte quelle persone orrendamente bruciate e ferite. Respirare era sempre più difficile. Faceva buio e tutti cercavamo di lasciare lo scantinato in un panico inconcepibile. La gente calpestava i morti e i moribondi, abbandonava le valigie o se le vedeva strappare di mano dai soccorritori. Vedemmo la strada in fiamme, gli edifici devastati e quell’incendio terribile. Mia madre ci mise addosso coperte e cappotti bagnati presi da una tinozza d’acqua. Vedemmo cose orribili: adulti rattrappiti dalle fiamme, pezzi di gambe e braccia, cadaveri, intere famiglie carbonizzate, torce umane che correvano qua e là, autobus di rifugiati civili bruciati, soccorritori e soldati morti, gente che chiamava e cercava figli e parenti, e ovunque fuoco, solo fuoco, e per tutto il tempo il vento caldo dell’incendio respingeva la gente nelle case in fiamme da cui cercava di fuggire. Non posso dimenticare questi dettagli atroci. In tutta quella tragedia mi ero completamente scordato del mio decimo compleanno. Ma il giorno dopo mia madre mi fece una sorpresa, un pezzo di salsiccia elemosinato dalla Croce Rossa. Fu il mio regalo di compleanno».
L’altra testimonianza è quella di una bambina di dieci anni di Nagasaki, dopo l’esplosione nel 1945 della prima bomba atomica:
«Era una giornata serena, non c’era una nuvola. […] Mia madre era andata nel campo a raccogliere melanzane. Uscendo aveva detto: “Alle undici accendete il fuoco nella stufa”. Ma ci stavamo divertendo un sacco, e quando arrivarono le undici nessuno si alzò. Eravamo tutti presi dal gioco. Per caso guardai dalla finestra. In quel momento ci fu una fiammata simile a un lampo. “Oh…” Barcollai. Poi, non so come, mi trovai bloccata sotto la casa. Non riuscivo a muovermi. […] Dopo un po’ mia sorella maggiore tornò di corsa insieme a quattro o cinque marinai. Mi salvai grazie a loro. In lontananza vidi qualcuno precipitarsi verso di noi. Aveva i capelli scompigliati. Era una donna. Sembrava nuda. Un corpo violaceo. Ci chiamava a squarciagola. Oh! Era mia madre. Era quasi completamente nuda. Il cappotto e i pantaloni erano bruciati e sbrindellati. I capelli erano diventati di un marrone rossiccio, ed erano crespi e spezzati come se si fosse fatta una permanente troppo forte. Aveva ustioni su tutto il corpo. La pelle era rossa e unta. La pelle sulla spalla destra non c’era più, lasciando scoperta la carne viva e il sangue rosso che sgorgava senza sosta. Mia madre cadde a terra esausta. […] Cominciò a sentire il dolore. Dopo essersi lamentata e dimenata fra atroci sofferenze, quella notte morì».
“Siamo chiamati a fare tutto il possibile per sostenere coloro che vivono l’incubo della guerra, con la nostra resistenza, le nostre donazioni, le nostre azioni. – Conclude il messaggio – Per questo, come istituzione culturale, rendiamo disponibile online la nostra collezione di libri per bambini in ucraino, nella speranza che possano essere letti ai più piccoli spaventati e rifugiati in casa o sottoterra. La voce umana e il sapere possono essere d’aiuto e dare conforto”.