FIRENZE – Il tempo a Sammezzano sembrava essersi fermato non per incanto, ma per abbandono. Ora, finalmente però, l’orologio ricomincia a muoversi. Il celebre Castello di Sammezzano, straordinario esempio di architettura orientalista immerso tra le colline di Reggello, in Toscana, è stato ufficialmente acquistato dalla famiglia fiorentina Moretti, segnando l’inizio di una nuova stagione per uno dei luoghi più enigmatici e affascinanti del patrimonio italiano .
Un acquisto atteso da decenni
Dopo anni di aste andate a vuoto, tentativi falliti e silenzi istituzionali, il passaggio di proprietà è avvenuto il 2 maggio 2025, grazie a una proposta di concordato avanzata dalla società SMZ Srl, riconducibile all’imprenditore Giorgio Moretti. L’operazione, dal valore stimato in 18 milioni di euro, comporterà un investimento ulteriore di almeno 50 milioni per i restauri. È un cambio di passo radicale per un bene che, nonostante l’inestimabile valore storico e artistico, è rimasto chiuso al pubblico per quasi 30 anni .

Una visione familiare tra restauro e cultura
Determinante nell’avvio dell’operazione è stata Ginevra Moretti, figlia dell’imprenditore, che ha spinto con forza affinché il padre rimettesse mano a un progetto già valutato nel 2018. Il piano presentato prevede un recupero integrale del castello e del parco, un museo permanente dedicato alla storia del sito, e la cancellazione dell’ecomostro in cemento armato sorto negli anni passati nelle immediate vicinanze .
Tra le attività in programma figurano anche eventi culturali, ricevimenti e una struttura ricettiva di alta gamma, che consentirebbe al complesso di sostenersi economicamente senza rinunciare all’accessibilità pubblica.
Un gioiello dell’orientalismo europeo
Già sede di un insediamento romano, costruito originariamente nel XVII secolo, Sammezzano deve il suo aspetto attuale all’opera visionaria di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, che, tra il 1853 e il 1889, trasformò radicalmente la residenza di famiglia in un caleidoscopico capolavoro di ispirazione moresca. Le 65 sale, ciascuna decorata in modo diverso, sono un susseguirsi di motivi geometrici, stucchi policromi, cupole e arabeschi, che evocano le architetture di Alhambra e Granada, ma calate in un paesaggio tipicamente toscano .
A fare da cornice, un parco storico di circa 65 ettari che Ferdinando riordinò secondo una logica paesaggistica influenzata dal gusto per l’esotico: sequoie, sughere, lecci e altre specie rare furono piantate per stupire gli ospiti e creare un ambiente insieme scenografico e contemplativo .
Dall’oblio al riscatto
Dal 1990, il castello (adibito negli anni ‘70 a ristorante-albergo) era chiuso al pubblico. Le sue sorti si sono incagliate tra fallimenti societari e compravendite annullate, come quella del 2017 con una società degli Emirati Arabi, fermata dal tribunale fallimentare. Nel frattempo, Sammezzano è diventato il simbolo del patrimonio dimenticato, tanto da risultare il sito più votato tra i “Luoghi del Cuore” del FAI.
A tenere viva la speranza, il lavoro instancabile del comitato “Save Sammezzano”, che ha mobilitato cittadini, studiosi e amanti dell’arte per anni, chiedendo a gran voce un intervento pubblico mai arrivato. “abbiamo combattuto anni affinché lo stato acquistasse Sammezzano, ma c’è sempre stato risposto (in modo pubblico mediante atti ufficiali) che gli enti statali non hanno risorse sufficienti per tale operazione.” – dichiarano oggi i volontari.

Un futuro possibile
Il restauro, che inizierà presumibilmente a fine estate, salvo l’attivazione della prelazione statale (giudicata improbabile), si concentrerà inizialmente sul piano nobile e sulla messa in sicurezza delle strutture. In parallelo, si procederà alla bonifica del parco e all’abbattimento degli edifici incongrui.
Con questa operazione, la famiglia Moretti non solo restituisce dignità a un monumento abbandonato, ma pone le basi per un modello di valorizzazione capace di coniugare tutela e sostenibilità. È un segnale che, in un Paese troppo spesso ostaggio dell’inazione, può indicare una strada diversa: quella di un patrimonio restituito, non venduto al silenzio.