MILANO – Home Swept Home, il progetto di Fabrizio Spucches (Catania nel 1987) e Fondazione CESVI, organizzazione umanitaria laica e indipendente nata a Bergamo nel 1985, è sicuramente l’installazione che non ci si aspetta di trovare al Fuorisalone di Milano.
Oltre la bellezza
Design, innovazione, creatività, bellezza sono da sempre al centro del Fuorisalone. Home Swept Home, a cura di Nicolas Ballario, non ha nulla a che vedere con tutto ciò.
Il progetto, infatti, intende offrire una nuova prospettiva, provocatoria e dirompente, del concetto di “casa”, mettendo in scena la distruzione dello spazio abitativo dovuto a eventi naturali, come i terremoti e le emergenze climatiche, e umani, come le guerre.
A questa provocazione visiva se ne aggiunge un’altra: la casa, anche quando c’è, non è per tutti un luogo di protezione e cura.
Un’installazione straniante
L’installazione di Spucches è una gigantografia che ricopre la facciata di ingresso dell’OPIFICIO 31, in Via Tortona, nel cuore del Fuorisalone milanese.
L’immagine mostra quello che resta di un’abitazione colorata e allegra, ora accartocciata su sé stessa, vuota.
Davanti alla casa c’è colui che l’abitava e che tiene in mano la bandiera del proprio Paese. Le pareti interne dello spazio espositivo mostrano altre persone immortalate davanti alle proprie case sgretolate, quelle stesse case prima calde e accoglienti e ora cumulo di polvere e pietra.
Le foto sono state realizzate da Fabrizio Spucches, realizzate per CESVI in Turchia, 10 giorni dopo il devastante terremoto che tra il 5 e il 6 febbraio ha raso al suolo parte del Paese.
L’installazione suscita nello spettatore una sensazione di straniamento, soprattutto in un contesto, quello del Fuorisalone, dove solitamente è il bello a inebriare i sensi.
“Con questo ambizioso progetto di forte valenza artistica e simbolica – spiega Roberto Vignola, vicedirettore generale di Fondazione CESVI – speriamo di diffondere una nuova consapevolezza tra tutte le persone che parteciperanno al Fuorisalone”.
“I soggetti di Spucches sono quasi sempre in piedi, come soldati sull’attenti che nonostante il disastro non rompono le righe perché, proprio come nel monologo di Beckett, ‘Finale di Partita’, “bisogna imparare a soffrire meglio di così, se vuoi che si stanchino di punirti” – racconta il curatore Nicolas Ballario -. E l’assurdo di queste pagine ripetitive e senza senno esplode con i testi di Enrico Dal Buono, che inventa favole per dirci che la fantasia ci distacca dal dolore, parole che escono dalle crepe dei palazzi e del suolo e che ci suggeriscono, nella retorica insopportabile della “natura come opera d’arte”, che questo quadro è incompiuto. O mutabile. Un olio su tela dipinto sul supporto sbagliato. Il colore si spacca, si disperde nell’aria, mentre il terremoto circonda l’essere umano e ne sbiadisce l’esistenza, senza nemmeno consegnare i corpi”.
Fuorisalone si apre al confronto
Presentando un progetto di tale valenza culturale e sociale, Fuorislaone dimostra una grande volontà di apertura e confronto. Nel tempio della bellezza si offre, infatti, l’opportunità di raccontare la condizione di instabilità in cui vivono milioni di persone, in particolare bambini e bambine, a causa delle molteplici crisi e tragedie che colpiscono il mondo.
Sono infatti più di 400 milioni i minori che vivono in zone di conflitto e almeno 36,5 milioni sono in fuga dalle proprie case. Otto milioni invece i bambini sotto i 5 anni d’età che rischiano la morte per fame e 10 milioni quelli che hanno dovuto lasciare le proprie case in un anno a causa dei disastri climatici.
Infine secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono 55 milioni le persone under 18 che, solo in Europa, subiscono abusi e maltrattamenti.
In Italia oltre 77mila bambini sono vittime di maltrattamenti, da quelli psicologici agli abusi sessuali.
Le fotografie di Spucches, accompagnate da altrettanti racconti di Enrico Dal Buono, sono state raccolte in un libro: “Home swept home. Storie surreali dal terremoto”, edito da 24 ORE Cultura, in vendita in libreria.