Intervista a Stéphane Verger, Direttore Museo Nazionale Romano e a Stefano Karadjov, Direttore Fondazione Brescia Musei
BRESCIA – Il Pugile e la Vittoria è l’inedito progetto espositivo che il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei con il Museo Nazionale Romano hanno curato in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.
Due capolavori assoluti dell’antichità – il Pugilatore in riposo, proveniente dal Museo Nazionale Romano e la Vittoria Alata di Brescia, due bronzi rispettivamente di età ellenistica e romana – vengono esposti per la prima volta insieme in un insolito racconto visivo e spaziale.
Le due sculture si confrontano in un dialogo “silenzioso e affettuoso” grazie a uno spettacolare allestimento a cura dell’architetto, scultore e pittore Juan Navarro Baldeweg, artefice anche del Nuovo Capitolium che, dal 2020, ospita la Vittoria Alata dopo il restauro realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

Il progetto, aperto al pubblico dal 12 luglio 2023, presso il Parco archeologico di Brescia Romano, riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, è stato sviluppato in occasione dei 200 anni dall’inizio degli scavi bresciani, durante i quali venne alla luce uno dei patrimoni archeologici di maggior rilievo nell’Italia settentrionale.
A raccontarci la portata simbolica, concettuale e artistica di questo significativo progetto espositivo, ideato in una prospettiva di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale del territorio, sono Stefano Karadjov, Direttore Fondazione Brescia Musei e Stéphane Verger, Direttore Museo Nazionale Romano.
Il Pugile e la Vittoria, il progetto “punta di diamante” di Brescia Capitale italiana della Cultura
Come e perché nasce il progetto espositivo “Il Pugile e la Vittoria”?
Stefano Karadjov – Il progetto nasce innanzi tutto dalla collaborazione tra due Istituzioni: il Museo Nazionale Romano e il Museo di Archeologia di Brescia, che quest’anno è Capitale Italiana della Cultura. L’idea è stata quella di realizzare una installazione artistica contemporanea e archeologica al tempo stesso, che valorizzasse, in modo estremamente sincretico e sintetico, il grande tema di fondo per il quale la Capitale italiana della cultura è stata assegnata a Brescia. Ovvero, come la cultura possa essere strumento di ripartenza dopo il Covid e quindi di “vittoria” sulla tragedia vissuta dalla città durante la pandemia.
Con il Prof. Verger abbiamo quindi ragionato sulla possibilità di unire due emblemi della cultura antica, uno romano (la Vittoria Alata n.d.r) e l’altro greco/ellenistico (il Pugilatore n.d.r), entrambi legati al concetto di ambizione per il successo, di aspirazione a un traguardo: quello politico per quel che concerne la Vittoria Alata o quello sportivo per il Pugile.
Mettere in dialogo queste due sculture significa realizzare un grande evento culturale dalla forte valenza simbolica e comunicativa, per qualsiasi tipo di pubblico. Abbiamo deciso di concretizzarlo per celebrare adeguatamente la Capitale Italiana della Cultura. Non c’è niente di più evocativo, infatti, che esporre un gruppo scultoreo originale in un contesto monumentale, come il Capitolium.
Stéphane Verger – Volevo sottolineare, a tal proposito, il valore archeologico e scientifico di questa iniziativa, che vede protagoniste due delle statue in bronzo più importanti in assoluto in Italia. Solo i Bronzi di Riace possono, infatti, confrontarsi con queste due sculture, stilisticamente e storicamente diverse, ma scoperte in condizioni del tutto simili, in quanto “nascoste”. Inoltre, sono due opere che evidenziano il rapporto esistente tra la Grecia e Roma. In particolare, come Roma abbia reinventato alcune tematiche della mitologia greca, ma con una sensibilità e delle esigenze assolutamente nuove. Per Brescia Capitale Italiana della Cultura abbiamo voluto, ancora una volta, reinventarne il senso. Con l’esposizione di queste due statue, l’antica Capitale dell’Impero raggiunge la Capitale temporanea della Cultura e la romanità del Nord Italia.

foto L. De Masi

foto L. De Masi
Cronologie e storie differenti. Il significato di due capolavori unici
Due sculture simili per tecnica ma, come accennavate, dai significati differenti. In che periodo sono state realizzate, quali valori esprimevano nello specifico e soprattutto quali erano le loro destinazioni?
Stéphane Verger – Il pugile è una statua molto dibattuta ancora oggi. Alcuni studiosi hanno ritenuto potesse essere un’opera originale di uno dei più grandi scultori greci del IV secolo a.C, ovvero Lisippo. Ma alcuni dettagli stilistici, come ad esempio il fattura dei capelli, fanno pensare a una versione tardo ellenistica, quindi del II-I secolo a.C., ispirata sicuramente ai modelli di Lisippo. Si tratta comunque di un originale di estrema qualità. Riesce, infatti, a recuperare lo stile classico di Lisippo, aggiungendo un realismo straordinario. La scultura rappresenta il momento successivo al combattimento, quindi il riposo del pugile ferito. Tecnicamente le ferite sono rese anch’esse in maniera molto realistica, attraverso alcuni inserti di rame. È invece difficile affermare quale fosse precisamente la sua funzione. In Grecia questo tipo di scultura poteva essere collocata anche nei Santuari, dove venivano praticati i giochi olimpici, delfici. Mentre a Roma, queste opere (di cui molte provenienti dalla Grecia) erano collocate in altri contesti: luoghi pubblici ma anche giardini privati. Sicuramente questa scultura ci racconta un importante momento di passaggio rispetto a come veniva concepita l’arte dai Greci e come era utilizzata in ambito romano.
Stefano Karadjov – Per la Vittoria Alata partirei proprio dall’ultima riflessione del Prof. Verger, per fare un collegamento ancora più stringente tra i due capolavori. Vi era, infatti, un tipo di manufatto che veniva collocato in luoghi in cui doveva essere maggiormente celebrata la potenza di Roma. Nel caso specifico di Brescia, la Vittoria era collocata presso il Santuario, dove anticamente, come ricordava il Prof. Verger, venivano posizionate anche statue sportive. La Vittoria Alata di Brescia era probabilmente posta sotto i portici del Tempio Capitolino dell’antica Brixia. Ha una datazione da circoscrivere tra gli anni 30/40 del I secolo d. C. Quindi circa due/trecento anni posteriore al Pugile.
La Vittoria era il simbolo della pace e veniva esposta nei territori sottoposti alla giurisdizione romana o nei luoghi strategici del potere. In questo caso, la nostra Vittoria Alata era collocata proprio nella Piazza del Foro, il luogo più importante della città, dove c’era la Basilica da un lato e il Tempio Capitolino dall’altro.
La sua presenza aveva un significato strettamente militare, designava il vincitore sul campo di battaglia, la ricostituzione della pace, la cessazione del conflitto. Questo lascia supporre che si possa trattare di un dono fatto da Roma a Brixia per il supporto offerto in un evento militare. Dopo la morte di Nerone, infatti, nella contesa tra Vitellio e Vespasiano, Brixia aveva sostenuto quest’ultimo, che ne era uscito vincitore. In cambio, la città aveva ricevuto risorse e materiali per realizzare il Tempio Capitolino. Probabilmente, è proprio in quel momento che arriva a Brixia anche la Vittoria Alata. Un fatto curioso è che, durante il suo restauro, eseguito tre anni, le analisi delle terre presenti hanno evidenziato una compatibilità con la composizione chimica di quelle della piana padana, tra Brescia e Mantova. Questo fa pensare che la Vittoria sia stata realizzata da una fucina di altissima qualità artistica del territorio padano, successivamente inviata a Roma, come spesso avveniva per le opere più belle e, solo in seguito, ricondotta a Brescia in segno di gratitudine e di affiliazione all’Impero.
La statua presenta una sorta di cerchio che le cinge la fronte, decorato con bacche di mirto, simbolo appunto di vittoria. Possiamo, dunque, presumere che le bacche siano state aggiunte nel momento in cui la scultura venne donata dall’Imperatore Vespasiano a Brescia.
Nella sua simbologia, la Vittoria è generalmente raffigurata nei campi di battaglia, mentre cala sopra le armi dei vinti. In questo caso, la nostra Vittoria poggiava il piede su un elmo e teneva uno scudo inclinato, sul quale era inciso il nome del vincitore e il luogo della vittoria, dunque Brixia. Lo scudo e l’elmo non sono però mai stati ritrovati.

La scoperta delle due statue “nascoste”
Il Prof. Verger, accennando alla similitudine tra le scoperte delle due statue, ha parlato di capolavori “nascosti”. In che senso? Come sono state rinvenute le due sculture?
Stefano Karadjov – La Vittoria Alata, come pure i Bronzi di Riace e il Pugile si sono salvati proprio perché nascosti o sotto il mare, nel caso dei Bronzi, o sotto terra negli altri casi. La Vittoria era stata nascosta, in maniera piuttosto frettolosa, presso il Tempio Capitolino, in una intercapedine realizzata intorno al IV secolo d.C. per salvarla, insieme ad altri bronzi, da un probabile destino di fusione che l’avrebbe trasformata in spade, scudi, elmi. Fortunatamente, invece, si è preservata ed è stata riscoperta nel 1826, diventando anche un grande simbolo di vittoria morale della città nei confronti del dominio vessatorio austro-ungarico. Oggi, la sua unione con il Pugile la rende un simbolo ancora più vivo, forte e significativo.
Stéphane Verger – La scoperta del pugile è molto interessante e, per alcuni aspetti, anche misteriosa. È avvenuta nel 1885, nel momento dell’urbanizzazione di Roma, durante i grandi lavori sulle pendici del Quirinale, subito dopo l’Unità d’Italia, quando Roma diviene Capitale. La statua è stata ritrovata a circa sei metri di profondità, anch’essa nascosta più o meno nella stesso periodo della Vittoria, quindi in epoca tardo antica.
L’istituzione del Museo Nazionale Romano risale a quattro anni dopo la scoperta del Pugile, al 1889. La scultura è stata una delle prime opere custodite nel Museo. Esiste poi una storia piuttosto “curiosa” sul suo ritrovamento e riguarda Rodolfo Lanciani, il grande archeologo, topografo di Roma, a cui si deve la scoperta del Pugile e di un altro bronzo, il Principe ellenistico, rinvenuto circa un mese prima. La curiosità interessante è che l’archeologo aveva ricevuto precedentemente una lettera da parte di un antiquario romano che, augurando i migliori auspici per gli scavi, “prevedeva” la scoperta di grandi sculture di bronzo. Un mistero questa affermazione, perché ci si chiede come fosse possibile anticipare una simile scoperta. Tuttavia, durante lo scavo per il Pugile, Rodolfo Lanciani si accorse che, attorno alla statua, la terra risultava essere più friabile. Oggi, è possibile ipotizzare che la scoperta del Pugile, in realtà, fosse avvenuta già qualche tempo prima in modo illegale e che la statua sia stata successivamente ricollocata sul posto, in un contesto legale, per essere inserita nel patrimonio pubblico dell’Italia. Questo mistero sulla scoperta ne rende ancora più difficile l’interpretazione.
Il Pugile è stato spesso associato al Principe ellenistico, come un unico “gruppo scultoreo”, forse con un senso mitologico. Le condizioni della scoperta, però, non consentono di affermare che le due sculture fossero insieme. Anche questo rimane dunque un piccolo mistero.

La suggestiva installazione artistica di Juan Navarro Baldeweg
Le due statue oggi vengono presentate in un allestimento contemporaneo di grande potenza evocativa, realizzato da Juan Navarro Baldeweg. In cosa consiste questa installazione artistica e come è interpretabile alla luce di questo ricongiungimento delle due opere?
Stefano Karadjov – Lo straordinario contributo dell’architetto, artista e scultore Juan Navarro Baldeweg è stato quello di riuscire a superare quegli elementi di distanza tra le due opere, evidenziati precedentemente, realizzando uno straordinario dialogo indiretto tra le sue sculture.
Le due opere si trovano a dialogare attraverso un pannello di vetro specchiante, non invasivo e coerente con i materiali già utilizzati all’interno della sala del Capitolium: il vetro e il legno chiaro. Il pannello leggermente inclinato, consente alle due sculture di specchiarsi l’una nell’altra, costituendo una sorta di viaggio nel tempo che permette allo stesso visitatore di prendere parte al dialogo.
La Vittoria è rialzata da terra, a circa 160 cm, sul suo piedistallo, mentre il pugile è seduto su un nuovo basamento realizzato ad hoc per questa occasione da Sergio Capoferri. L’illuminazione, che promana da una “Luna” ,disegnata sempre da Juan Navarro Baldeweg, trasferisce il contesto espositivo in uno spazio senza tempo.

Rispetto alla tendenza a ospitare l’arte contemporanea nei luoghi dell’antichità cosa potete aggiungere, quanto è significativa questa stratificazione tra passato e presente?
Stéphane Verger – Per il Museo Nazionale Romano è importante creare questa stratificazione e far rivivere i capolavori dell’antichità, per coinvolgere anche un pubblico di non specialisti e non addetti ai lavori. Attualmente, infatti, al Museo Nazionale Romano abbiamo declinato questo confronto tra capolavori dell’antichità e opere contemporanee attraverso alcune mostre.
La prima è “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” alle Terme di Diocleziano (4 Maggio 2023 – 30 Luglio 2023) che ripercorre tutte le modalità del rapporto con l’antico. La seconda è “Vita Dulcis” a Palazzo delle Esposizioni che presenta, in un allestimento contemporaneo, alcune opere di Francesco Vezzoli e del Museo Nazionale Romano. Questa esposizione è da considerarsi come un ulteriore tassello di avvicinamento ai Musei di Brescia, perché molte opere erano già state presentate a Brescia in una grande mostra di Vezzoli del 2021. Infine, questa terza esperienza bresciana è un’altra opportunità di coinvolgimento e di avvicinamento di pubblici eterogenei all’arte antica attraverso una rivisitazione contemporanea.
“Buone pratiche” per la valorizzazione del patrimonio…
Stéphane Verger – Ci tenevo a sottolineare l’importanza del partenariato, che spero proseguirà, tra il Museo Nazionale Romano e la Fondazione Brescia Musei, due realtà diverse: un museo autonomo e una Fondazione, appunto. Un dialogo fondamentale per le buone pratiche di gestione e valorizzazione del patrimonio culturale.
Infine, mi premeva aggiungere che questa esposizione, oltre a valorizzare i due capolavori, ha riaperto le indagini sul Pugile, proprio in occasione del suo trasferimento a Brescia, che consentiranno di far luce su alcuni aspetti dell’opera e riaprire il dibattito sull’epoca della sua creazione, ma anche sul passato di altri bronzi del Museo Nazionale Romano.
Vademecum
Il Pugile e la Vittoria
Brescia, Brixia. Parco archeologico di Brescia romana
Dal 12 luglio al 29 ottobre 2023
Orari straordinari per Brixia. Parco archeologico di Brescia romana in occasione dell’esposizione.
Dal 12 luglio al 10 settembre:
martedì – giovedì dalle 10:00 alle 20:00
venerdì – domenica dalle 10:00 alle 22:00
Dall’11 settembre al 1° ottobre:
martedì – domenica dalle 10:00 alle 20:00
Dal 2 al 29 ottobre:
martedì – domenica dalle 10:00 alle 18:00
Chiuso il lunedì non festivo. Aperto lunedì 14 agosto.
Ingresso gratuito per i residenti nel Comune di Brescia, in linea con gli altri musei
civici.
Ingressi contingentati: prenotazione online fortemente raccomandata.
Prenotazioni online attive sul sito bresciamusei.com.