ROMA – Presentato venerdì 11 marzo, presso l’Istituto Centrale per il Restauro (Aula Magna “Cesare Brandi”) di Roma, dal Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger e dalla Direttrice dell’Istituto Centrale per il Restauro Alessandra Marino il restauro del Ritratto di Pier Luigi Farnese in armatura di Tiziano (1546).
Il dipinto
L’opera fa parte della prestigiosa raccolta farnesiana del Museo e Real Bosco di Capodimonte giunta a Napoli con l’ascesa al trono di Carlo di Borbone (1734), grazie al dono della collezione della madre Elisabetta Farnese.
Il dipinto rappresenta Pier Luigi Farnese (1503-1547), primogenito di Papa Paolo III, nella sua smagliante armatura del condottiero con la bandiera che richiama la carica di Gonfaloniere e generale dell’esercito pontificio, assegnatagli dal padre Papa Paolo III Farnese nel 1545 insieme con quella, prestigiosissima, di duca di Parma e Piacenza.
Tiziano, ritrattista della famiglia Farnese, coglie Pier Luigi in un profilo di tre quarti, catturando con estrema maestria tutti gli effetti della luce che scintilla sull’armatura del condottiero.
Con la sua tonalità carica e i suoi caldi riflessi, contribuisce a mettere in risalto il volto pallido e scavato del duca malato, su cui risalta la violenza emotiva dello sguardo, con gli occhi vivacissimi e la bocca sottile e tesa, specchio del temperamento cruento e risoluto e della personalità trasgressiva e dissacratrice, quasi presago della morte violenta che lo avrebbe colpito a seguito di una congiura ordita contro di lui nel 1547, un anno dopo l’esecuzione del ritratto.
Le indagini prima del restauro
Il restauro del dipinto è stato inserito nel nel progetto “Rivelazioni. Finance for Fine Arts” di Borsa Italiana, avviato dal Museo e Real Bosco di Capodimonte nel 2018. Grazie al meccanismo dell’art bonus, tre aziende campane (Tecno, Pasell e Graded), tutte inserite nel programma Elite di Borsa Italiana, per le imprese con alto potenziale di crescita, hanno potuto finanziare la campagna di indagini diagnostiche e il restauro.
Prima del restauro l’opera presentava condizioni di leggibilità compromesse da una notevole presenza di piccole lacune e abrasioni diffuse e dall’alterazione degli strati protettivi, colle e vernici, applicati nel restauro precedente, risalente al 1957, realizzato presso l’Istituto Centrale del Restauro, all’epoca diretto da Cesare Brandi.
Anche in questa occasione l’Istituto è apparso come la sede più idonea per affrontare questo nuovo intervento, che ha risposto all’esigenza di verificare l’efficacia dei provvedimenti strutturali presi nel 1957 e rivedere criticamente la presentazione estetica, anche alla luce dello stato di conservazione dei materiali di restauro.
Prima del restauro vero e proprio sono state realizzate una serie di indagini preliminari.
In primis è stata effettuata un’ampia campagna diagnostica, realizzata da Emmebi Diagnostica Artistica, Arsmensurae e dal Laboratoire d’Archéologie Moléculaire et Structurale (LAMS) di Parigi. Ricerche con metodologie avanzate che hanno permesso di acquisire nuove informazioni sulla tecnica esecutiva del dipinto utili ad affrontare al meglio il delicato restauro.
E’ stato poi verificato il supporto tessile nel Laboratorio di Indagini Biologiche dell’ICR, è stato valutato il livello di tensionamento applicato al dipinto dal Laboratorio di fisica dell’ICR. Infine si è intervenuti sulla superficie pittorica.
L’intervento sulla superficie pittorica
Dal punto di vista dell’immagine il dipinto si presentava invece molto danneggiato. L’intervento è stato diretto al risanamento dei difetti di coesione della pellicola pittorica, alla rimozione delle vernici del precedente restauro ormai ossidate e all’assottigliamento delle colle impiegate per la foderatura del 1957.
Il dipinto ha così recuperato intensità cromatica e ricchezza di dettagli, che erano stati completamente attutiti dall’ossidazione delle vernici di restauro e frammentati dalle lacune.
Il restauro ha evidenziato particolari prima confusi o non percepibili del gonfalone, dipinto con successioni di terra rossa, cinabro e velature di lacca.
Questa ricchezza cromatica era completamente attutita dall’ossidazione delle vernici di restauro. Inoltre, senza il fondamentale contributo delle analisi, sarebbe stato difficile ipotizzare il colore verde della divisa del soldato e la complessa stratigrafia del drappo rosso.
L’armatura è ora perfettamente leggibile nei bagliori luminosi del metallo brunito e nelle tante rifiniture preziose: i dettagli metallici in oro costruiti con ocra gialla e giallorino, quelli traslucidi sul braccio sinistro resi con lievi pennellate di bianco Sangiovanni.
Il volto dello scudiero, prima quasi indistinto, ha ripreso vita; nelle mani e nel volto di Pier Luigi si torna ad apprezzare la potenza espressiva di Tiziano.
L’opera in mostra al Complesso Monumentale della Pilotta a Parma
A partire dal 18 marzo 2022, il dipinto sarà esposto presso il Complesso Monumentale della Pilotta a Parma nell’ambito della mostra “I Farnese. Architettura, Arte, Potere”, patrocinata dal Ministero della Cultura e inserita nei progetti di Parma Capitale italiana della Cultura 2020+21, esposizione a cui il Museo e Real Bosco di Capodimonte contribuisce in maniera rilevante con il prestito di un nucleo significativo di dipinti, armature e preziosi oggetti della Wunderkammer Farnese.
Il 30 luglio 2021 il Ritratto di Pier Luigi Farnese in armatura di Tiziano è stato esposto a Palazzo Barberini, sede del primo incontro dei Ministri della Cultura del G20 a Roma, nella sala dedicata all’Istituto Centrale del Restauro.
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