Roma – La creta fra le mani era il suo gioco di bambina. “Colpa” della zia materna che, invece di farle guardare la tv, preferiva stimolare la fantasia della nipote facendola giocare con quel materiale duttile e malleabile che prendeva vita sotto i suoi occhi. Paola Grizi ha cominciato così, per gioco, a creare immagini che prendevano forma dalla terra, trasformandosi nella scultrice che è oggi, artista di bronzi che viaggiano in tutto il mondo come testimonianza di un made in Italy artistico e potente. «Fa una certa impressione sapere che una delle mie opere si trova a Mauritius, immersa nel contesto della natura esotica dell’isola, all’entrata di un grande hotel di lusso».
Da Roma in tutto il mondo
Dal suo laboratorio nei pressi di piazzale Flaminio a Roma, alle grandi fonderie a Pomezia, in Veneto e a Pietrasanta, fino alle gallerie d’arte internazionali, in particolare nel nord Europa, le opere bronzee di Paola Grizi, sguardi, volti e mani di donne che emergono da grandi pagine di metallo, prendono vita davanti agli occhi dello spettatore e girano ormai tutto il pianeta. Le ultime creazioni sono in partenza per Parigi dove, rallentata dal covid-19, per la fine dell’anno è attesa una mostra permanente e una personale alla Galleria Mickael Marciano. Ma sono tanti gli spazi espositivi dove i suoi bronzi si possono incontrare in questo momento: la Galleria d’arte Mickael Marciano a La Baule; la Galleria d’arte Maner a Pont Aven; la Galleria d’arte Saint Paul a Saint Paul de Vence, nel sud della Francia; la Galleria d’arte Villa Domuse a Honfleur; la Art Thema e galleria d’arte Heyi a Bruxelles; la Galleria d’arte Honingen a Gouda, Paesi Bassi e la Galleria d’arte Arte Hoy in Messico.
I bronzi disseminati nella natura, come a Ninfa
«Amo moltissimo esporre nelle gallerie – ci spiega – e ovviamente mi piacerebbe molto esporre al Moma e, in Italia, alla Gnam e al Maxxi». Forse sarà perché i suoi soggetti sono fondamentalmente femminili, forse perché il bronzo è un elemento che naturalmente di inserisce in un contesto naturale, ma Paola Grizi vede nella natura un potenziale grande scenario per le sue opere. «Forse quello che mi piace di più, è esporre le mie sculture in spazi all’aperto, in mezzo alla natura. A giugno abbiamo esposto nella meravigliosa oasi naturalistica di Ninfa, in provincia di Latina, un percorso fra gli alberi che si mescolavano alle mie terrecotte e ai bronzi. Abbiamo anche organizzato fantastiche mostre all’aperto nei giardini Etretat, nell’hotel di lusso Chalet d’Adrien in Svizzera, nell’hotel di lusso Prince Maurice a Mauritius. Mostre di questo tipo sono state rallentate dalla pandemia, ma di certo facciamo nuovi progetti per il 2022».
Libri che raccontano interessi e passioni
Ma da dove arrivano i volti di donna protagonisti delle sue sculture? «Non ci sono modelli, ma solo la fantasia – spiega – io non parto da un disegno preparatorio, creo in modo istintivo e senza un progetto di massima da realizzare». Invece l’idea del libro, che caratterizza le sue opere non arriva a caso. «Volevo creare dei muri attraverso far passare volti e mani. Ma lavorando, e assottigliandoli, è invece emerso un libro e questo mi ha affascinato. Come se la terracotta raccontasse interessi e storia personale. Sono laureata in lettere e giornalista, prima che scultrice, e la scrittura rappresenta un interesse personale importante».
I marmi di Roma, modelli silenziosi
Se anche non ci sono modelli, ci sono sicuramente artisti di riferimento, scultori che hanno influenzato le sue donne di bronzo. «Artisti come Henri Moore, Medardo Rosso, Giacometti. Ovviamene Mchelangelo. E poi Camille Claudel che trovo più interessante di Rodin» racconta la Grizi che per creare le sue opere utilizza l’antichissima tecnica della fusione a cera persa. Tutti loro in qualche modo emergono dalle sue opere? «Non lo so se mi hanno influenzato, certamente amo molto vederli dal vivo. Sicuramente vivere a Roma, sotto questo punto di vista è un punto di forza, perché certe influenze, anche solo ammirare i panneggi delle statue nelle sue chiese, ti influenzano e rimangono».
L’incontro con Casart
Cosa ha fatto la differenza? «Sicuramente l’incontro con Casart, che mi ha cercata proponendomi un contratto in esclusiva dopo aver visto le immagini delle mie opere su internet». Creata nel 2000 dalla coppia collezionista e appassionata d’arte, Gaëtan e Florence Vanderhoeven, Casart è una casa editrice ed agenzia artistica che si occupa soprattutto di scultura, scoprendo nuovi talenti artistici, sostenendoli e investendo nelle loro opere per promuoverli in tutto il mondo attraverso mostre in gallerie, fiere d’arte, aziende e musei. Rappresenta in esclusiva un gruppo di otto scultori, di cui fonde le opere in bronzo in 8 numeri e 4 prove d’artista creando quindi esclusivamente originali. Anche se prima dell’incontro aveva vinto numerosi premi, in particolare quello della terza biennale internazionale della ceramica di Ascoli Piceno e quello della 35 ° CICA in Spagna, ed era stata anche due volte ospite residente della città di ChangChun in Cina, con Casart Paola Grizi riesce a dare un respiro internazionale alle sue produzioni. «Casart di occupa di finanziare i costi di produzione dell’opera, in particolare i costi di fonderia, e i costi di distribuzione delle opere nel mondo – spiega – lavorando in collaborazione con l’artista che sovrintende alla fusione della sua opera. Grazie a loro ho potuto dedicarmi completamente al lato artistico della scultura».
{igallery id=3080|cid=2390|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}