ROMA – La stagione autunnale di Tornabuoni Arte a Roma si è aperta con una mostra che traccia un percorso tra i luoghi vissuti dagli artisti tra la metà degli anni Quaranta e gli Ottanta del Novecento a Roma.
Obiettivo dell’esposizione è raccontare i rapporti, le discussioni e gli intrecci artistici che si sono sviluppati in un’atmosfera di fiducia e rinascita in una Roma appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, pronta ad affrontare l’epoca del boom economico.

Dai salotti ai Caffè storici i luoghi di ritrovo degli artisti
La mostra ripercorre le strade, i ristoranti, gli studi e le osterie che hanno dato forma all’arte di quegli anni, nonché i nuovi luoghi d’incontro per gli artisti e i locali che hanno animato la vita notturna della città.
Attraverso questa esposizione, si intende restituire ai visitatori l’atmosfera e gli incontri che hanno segnato il panorama culturale della capitale.
Il racconto si snoda attraverso i salotti romani, dal celebre Caffè Greco di Via dei Condotti all’ormai inesistente Caffè Aragno in Via del Corso.

Si prosegue poi con il Caffè Rosati di Piazza del Popolo e il suo antagonista, il Caffè Canova, da Cesaretto “Il re degli amici” in Via della Croce a Menghi, all’inizio di Via Flaminia.
Dagli studi degli artisti e l’Art Club di via Margutta, all’Age D’Or di via del Babuino, fino al Piper in via Tagliamento e agli studi della Rai, ogni luogo ha giocato un ruolo fondamentale nell’ispirare e ospitare gli artisti di quell’epoca.
Le opere in mostra e i dialoghi artistici
La mostra si apre con Plasticità spaziale (1918) di Giacomo Balla, una pietra miliare per gli artisti di quegli anni a Roma. Seguono poi opere di figure emblematiche come Maccari, Mafai, Guttuso, Prampolini e Savinio, con la straordinaria esposizione di La Nascita di Venere (1950).
Tra astrattismo e nuova ricerca figurativa
In mostra emergono con forza le voci dell’astrattismo, plasmate dall’esperienza pionieristica di Forma 1 e dalle opere di Perilli, Dorazio e Accardi, come Assedio Rosso n. 3 (1956), Rotolo rosa (1970) e una straordinaria lampada nata dalla collaborazione con Marta Lonzi.
Contemporaneamente, prende forma la nuova indagine figurativa di Schifano, con l’imponente N. 1 dall’Archivio del Futurismo (1965). In parallelo, si susseguono le espressioni dei frequentatori di Piazza del Popolo: De Dominicis, Festa, Lo Savio, Mambor, Ontani e Tacchi. Pochi anni dopo, si unisce a questa vivace scena Boetti, giunto a Roma nel 1972.
Il respiro vitale dei luoghi
La rievocazione di questi luoghi è resa tangibile attraverso le opere stesse, testimonianze viventi di un’epoca fervente. Rivivono gli incontri e i contrasti che hanno caratterizzato le generazioni di quegli anni in cui, seduti allo stesso tavolo, si ritrovavano personaggi come De Chirico e De Dominicis: figli di epoche diverse, ma uniti dalla fiducia in un’idea di tempo senza limiti, aperto e circolare.
Vademecum
Tornabuoni Arte –
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Martedì – Sabato
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tel. 06-98381010
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