GENOVA – L’opera “Cristo risorto appare alla Madre”, esposta nella mostra “Rubens a Genova”, ospitata a Palazzo Ducale, è stata sequestrata dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
Il dipinto, datato 1612-1616, è un olio su tela delle dimensioni di 184×150 cm, attribuito all’artista Peter Paul Rubens e alla sua bottega, che rappresenta Cristo risorto in piedi davanti a due donne inginocchiate. L’ opera presenta una particolarità. È, infatti, ora visibile tra la Madonna e Cristo, una terza figura. Si tratta probabilmente di una creazione precedente, un “ripensamento” che Rubens aveva poi deciso di non mantenere nell’opera definitiva. Un dettaglio questo tornato visibile dopo un restauro effettuato nel 2014.
I reati ipotizzati, che hanno portato al sequestro della tela, dopo una lunga indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova, sono quelli di esportazione illecita e riciclaggio.
Gli inquirenti hanno, infatti, accertato che il dipinto proviene dalla collezione di una nobile famiglia genovese, che lo custodiva nello storico palazzo Pitto, sottoposto a vincolo già dai primi anni del Novecento e appartenente all’antico sistema dei Rolli.
L’opera era stata venduta dalla famiglia per circa 300mila euro, nel 2012, a due mercanti che lo avrebbe successivamente rivenduto agli attuali indagati per oltre 3 milioni di euro. Il quadro sarebbe stato fatto uscire dall’Italia come appartenente genericamente alla Scuola Fiamminga e poi autenticato a Praga come opera di Rubens. Gli indagati lo avrebbero esportato utilizzando un Attestato di Libera Circolazione, rilasciato dall’Ufficio Esportazione di Pisa, ottenuto tramite false dichiarazioni e omissioni.
Gli indagati avrebbero inoltre dissimulato la vendita fittizia dell’opera utilizzando società appositamente create all’estero, ostacolandone così l’individuazione.
L’opera è tornata in Italia, assicurata per un valore di 4 milioni di euro, per essere esposta nella mostra in corso a Palazzo Ducale di Genova ma, secondo gli inquirenti “anche per certificare la paternità di Rubens e aumentarne quindi il valore”. Attualmente la sala dove era esposta l’opera è chiusa ai visitatori.
L’opinione del Sottosegretario di Stato alla Cultura Vittorio Sgarbi
Il Sottosegretario di Stato alla Cultura Vittorio Sgarbi ritiene “frutto di un errore il sequestro, in corso di mostra, di un dipinto controverso, la cui attribuzione (a Rubens) poggia su una opinione, garantita dall’articolo 21 della Costituzione, comunque discutibile. Al di là del valore assicurativo – spiega Sgarbi in una nota – si può infatti contrapporre una opinione opposta, anche in considerazione della incerta qualità dell’opera”. L’autorizzazione alla esportazione, osserva in una nota il sottosegretario, “è legittima: non legittimo è presupporre che l’opera sia di Rubens. Invito chi ha svolto le indagini preliminari, che hanno portato al sequestro dell’opera – evidenzia Sgarbi – a una maggiore prudenza e rigore nelle valutazioni, per evitare imbarazzanti errori. Non si possono, infatti, presumere responsabilità penali per una attribuzione controversa, deviati dal valore di mercato, illusorio e presunto“.
Anche l’attribuzione più convincente, continua Sgarbi “non è una certezza; e anche un’opera attribuita a Giotto è veridicamente di ‘scuola toscana’, come un’opera attribuita a Rubens resta di ‘scuola fiamminga’. Le variazioni del valore di mercato non sono significative né sufficienti a garantire l’autografia di un’opera, ma soltanto l’interesse del mercato che non coincide con l’interesse dell’arte e della storia, e soprattutto dello Stato, che nulla deve rivendicare su un’ opera non storicamente documentata. Nessuna fonte genovese e nessun documento testificano il riferimento a Rubens del dipinto esposto a Genova. La storia dell’arte è vissuta per trecento anni senza questo improbabile Rubens. E dov’è – sottolinea Sgarbi – il reato se il quadro è in Italia? Finalmente conosciuto, quale ne sia il valore. Anche annullando l’esportazione, basta notificarlo, invece di sequestrarlo con inutile clamore. Chiederò ai magistrati e ai carabinieri un incidente probatorio”.
Sgarbi, infine, invita la Procura della Repubblica di Genova ”a non dare prova di strabismo, e a indagare sulla realizzazione di un orrendo cubo di cemento in piazza Portello, detto ‘Autosilos’ che, rivestito o meno di travertino, risulta inaccettabile nella configurazione urbana del centro storico di Genova, evocando la distrazione della Soprintendenza ma non dei cittadini indignati”.